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Millennio di fuoco, Recensione #2

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Lyra‚
view post Posted on 11/3/2014, 22:18




Millennio di fuoco
Cecilia Randall




Sono mille anni che la civiltà europea è ferma: non c'è tempo per progredire, perchè i demoni vaivar premono al confine e minacciano di trasformare tutti i popoli in schiavi. A combattere contro di loro ci sono i cristiani e i sahaavi, una nobile stirpe capace di forgiare lame fiamme in grado di uccidere i vaivar. A guidare i sahaavi ci sono Ari e Seija, fratello e sorella, con sulle spalle il peso di un popolo esule e nomade.
Contro di loro si batte una schiera di demoni capitanata da Raivo, un grande condottiero umano lasciatosi soggiogare da Ananta, regina dei vaivar, e dalla sua promessa di potere: ora stermina e sconfigge i suoi antichi rivali senza pietà... finchè la sua mano non si ferma davanti a Sejia. Raivo esita, tentenna... e alla fine la risparmia. La risparmia e inizia a darle la caccia, perchè tra loro c'è qualcosa di antico e profondo.



Devo dire che all'inizio questo libro mi aveva preso meno degli altri: l'elemento soprannaturale di questi demoni vaivar un po' zombie e un po' vampiri mi ha lasciato perplessa: non amo questo genere e di solito me ne tengo alla larga.
Se sono stata tentata di lasciare il libro a metà?
Avrei voluto farlo, ma lo stile della Randall è più forte di qualunque mio gusto e volontà: non conosco nessuno che riesca a scrivere di battaglie epiche con la sua semplicità, riuscendo a calarti nell'azione facendoti avvertire ogni singola sensazione dello scontro (suoni, rumori, odori, profumi, gli occhi che bruciano per la polvere, gli zoccoli sull'erba, le grida, l'odore del sangue...) con uno stile mai pesante e mai eccessivo. Cosa che non è riuscita nemmeno a Tolkien, per quanto lo ami.
Giuro, non riesco a capire come faccia. Ci sono volte in cui non mi rendo nemmeno conto che sto leggendo, mi perdo nelle parole come se finissi teletrasportata lì.

I personaggi, come sempre, si fanno amare al primo sguardo: dopo il suo stile, è la cosa che apprezzo di più di Cecilia. Ognuno di loro è deliziosamente originale, ti rimangono tutti impressi nella mente e ognuno di loro ha un volto ben preciso nella mia immaginazione.
I miei preferiti sono (come sempre) quelli meno in vista: Ari e Hannele.
Ari mi piace per il suo modo di essere, così eroico e allo stesso tempo così vero. Mi piacciono le scene che condivide con Seija, quando da condottiero diventa fratello maggiore... e ho amato la sua reazione alla battaglia alla fine della storia. Giuro, se potessi mi teletrasporterei lì per trasformarmi in sahaavi e combattere per lui (ma ormai lo sapete, ho un debole per i bei condottieri biondi...)
Hannele è invece un personaggio meraviglioso, una guerriera senza paura ma che nonostante sia cresciuta tra armi e battaglie ama le cose belle, si intreccia i capelli, le piacciono i gioielli... è fresca, semplice e luminosa. Spaventata e coraggiosa insieme. L'ho amata in ogni scena e credo che sia uno dei più bei personaggi secondari del libro.

Per finire, vorrei dire che il vero motivo per cui ho amato questo libro è il messaggio che ci ho letto sotto. Seija viene trasportata suo malgrado sempre più vicino al mondo dei vaivar e dei manvar, capendo lentamente che troppo spesso si è fermi alla loro facciata di feroci combattenti. C'è una scena in particolare, quando Seija è rinchiusa nella torre, che mi ha colpito: quando si rende conto che anche i manvar hanno una famiglia e sono capaci di affetto e sentimenti umani. "Fanno il pane", dice Seija. "È una cosa troppo umana".
Accanto a questa presa di coscienza di Seija si scopre sempre di più cosa c'è dietro Raivo, cosa gli è successo, cosa pensa e cosa prova, e via via ti rendi conto che tutte le sue peggiori azioni bestiali in realtà sono dovute alla sua troppa umanità. E nello stesso tempo realizzi che coloro che dovrebbero rappresentare il bene in realtà sono capaci di macchinazioni e coltellate alle spalle di portata incredibile.
Questa difficoltà nel tracciare il confine tra buoni e cattivi, tra bene e male, tra chi è un demone e chi è un eroe è di certo la cosa che mi è piaciuta di più di questo libro: amo i personaggi della Randall, le sue ambientazioni, le storie che riesce a intrecciare senza perdere nemmeno un filo della trama per strada... ma soprattutto mi piace che nei suoi racconti non ci siano mai stereotipi e personaggi solo buoni e solo cattivi. Possono essere i libri più fantasy che esistono, ma i personaggi rimangono sempre profondamente umani... e forse è questo il motivo per cui amo tanto i suoi libri, perchè riesco sempre a vederci qualcosa di utile per la mia vita. E ditemi se questo non è un gran merito per un romanzo.



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