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Afferrare una stella, ~ Glee

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Lyra‚
view post Posted on 14/1/2014, 11:54




Afferrare una stella





Indice
Uno
Due
Tre
Quattro


RoseDivider






uno
lunedì mattina, corridoi del McKinley




Era un tiepido lunedì mattina di settembre, un lunedì come tutti gli altri per gli studenti del liceo di Lima.
Nei corridoi si respirava la solita aria: cheerleader che camminavano a testa alta, giocatori di football che si scambiavano fraterne pacche sulle spalle e studenti più o meno invidiosi che li guardavano sognando di diventare come loro.
Ferma ad uno degli armadietti vicino all'aula di scienze c'era una ragazza con indosso un paio di jeans, scarpe da ginnastica di tela e una camicetta a quadri sotto un golfino azzurro. I capelli di un intenso color rosso rame legati in due codini e la totale mancanza di trucco sul suo viso la facevano sembrare una matricola nonostante fosse già all'ultimo anno. Stava rovistando nel disordine del suo armadietto quando una ragazza con una folta chioma di capelli neri le saltò letteralmente al collo esclamando con entusiasmo:
- Buongiorno Kailey! -
Kailey ricambiò l'abbraccio rinunciando all'intento di trovare i compiti di spagnolo nel mucchio di vecchi fogli sul ripiano più alto dell'armadietto.
- Anche io sono contenta di vederti, Jo. Com'è andato il tuo concorso? -
Jo la sciolse dall'abbraccio e si sistemò lo zainetto sulla spalla sinistra, scrollando le spalle come se non fosse un argomento così importante da dover essere tirato fuori.
Alta più di Kailey nonostante avesse tre anni meno di lei, sempre vestita sportiva - in jeans e felpa o addirittura in tuta da ginnastica - Jo era la persona più semplice e sincera che Kailey conoscesse: erano vicine di casa da sempre e Kailey adorava stare con la finestra della sua stanza aperta per ascoltare Jo che si esercitava al pianoforte.
- Così così, sono arrivata decima. Però eravamo in cinquanta, quindi tutto sommato bene. - Fu la risposta.
- Te lo dico da quando prendevi a martellate il mio pianoforte giocattolo che sei portata per la musica. - Replicò Kailey.
Jo e Kailey erano amiche fin dalla nascita. Anzi, anche da prima, visto che i loro genitori erano amici dai tempi del liceo.
Le due ragazze erano contentissime di trovarsi bene insieme, dato che la loro era un'amicizia più o meno forzata: avevano passato insieme tutte le estati da quando riuscivano a ricordare e lo stesso valeva per il giorno del Ringraziamento e il giorno di Natale. Jo rispose con un sorriso all'amica e la prese sottobraccio.
- Ho lezione di spagnolo, ma non trovo i compiti delle vacanze. - Disse Kailey, cupa, mentre chiudeva l'armadietto con un botto.
- Figurati se Schuester ti fa storie. Io ho lezione di matematica e di sicuro mi interrogherà, quella sì che è una tragedia. -
- Ma smettila, se sei un genio in matematica! -
- Non se si tratta di calcolo a mente. -
- Oh, guarda, hanno aperto le iscrizioni ai club pomeridiani. - Disse Kailey con finta noncuranza, fermandosi davanti alla bacheca degli studenti.
Come sempre la sezione riguardante la squadra di football e il gruppo delle cheerleader erano piene di firme. La Sylvester aveva dovuto addirittura aggiungere altri fogli per permettere a tutte le aspiranti cheerleader di tentare un provino: la bacheca era invasa di firme sui fogli rossi e neri delle Cheerios.
Tra il club dei fumetti e quello per il cinema c'era il foglio del club di canto: gli occhi verdi di Kailey si posarono sulla lista ancora vuota e provò l'intenso desiderio di prendere la penna e aggiungere il proprio nome.
- Ci stai pensando di nuovo. - Disse Jo.
- Sarebbe così strano? -
- Key, sono tre anni che mi parli di quel club e di quanto sono fantastici e meravigliosi anche se vengono ritenuti degli sfigati. -
- Beh, è la verità. -
- E allora spiegami perché diavolo non hai ancora messo il tuo nome su quel foglio! -
Jo sapeva benissimo perché Kailey non si era mai iscritta e chiederglielo era solo un modo per farglielo ammettere ad alta voce… un primo passo per farle vincere quella sua sciocca paura del giudizio altrui.
- Perché mi vergogno, ecco perché. Perché io canto in macchina quando sono da sola o con i video di Mtv davanti alla televisione. E perché quei ragazzi sono tutti incredibilmente bravi: non sarei mai alla loro altezza. -
Jo le sorrise.
- Motivi che non stanno in piedi, te lo dico da tre anni. Ma, a quanto pare, l'orecchio verso di me è sempre quello più sordo. - Le stampò un bacio a schiocco sulla guancia e si infilò nell'aula di matematica sventolando la mano in cenno di saluto, mentre Kailey proseguiva nel corridoio fino all'aula di spagnolo.
La ragazza si lasciò cadere al suo banco, in terza fila vicino alle finestre, completamente priva della voglia di seguire la lezione: il passaggio vacanze - scuola era stato più traumatico del previsto, per fortuna quell'anno avrebbe avuto Jo nei paraggi per un cappuccino o una Coca d'emergenza tra una lezione e l'altra.
Nonostante fosse all'ultimo anno, Kailey non aveva molti amici a scuola: era timida e faceva fatica a stringere amicizia. Soprattutto non attaccava mai bottone per prima: preferiva rimanere sola che cercare di fare conversazione con uno sconosciuto.
La voce del professore che entrava augurando agli studenti 'Buenas dias' riportò quasi tutta la sua attenzione alla lezione che stava per cominciare.
Nello stesso istante Jo, seduta all'ultimo banco nell'aula di matematica, pensava che si trovava davvero benissimo in quella scuola: sebbene avesse iniziato il suo primo anno solo da qualche settimana, aveva già conosciuto un sacco di ragazzi e ragazze che l'avevano invitata a studiare con loro.
Le amicizie che aveva stretto le avevano messo sotto gli occhi la piramide sociale del McKinley che Kailey le aveva descritto nei due anni precedenti: in cima a tutto c'erano loro, le cheerleader. I giocatori di football, di basket e di tutto il resto del mondo sportivo venivano subito sotto, essendo di per sé molto popolari, ma pendendo letteralmente dalle labbra coperte di lucidalabbra alla fragola delle ragazze pon-pon. Poi c'erano i ragazzi impegnati nel consiglio d'istituto, i rappresentanti e tutti gli altri "socialmente utili". La massa grigia e uniforme del resto del liceo veniva dopo di loro, un mucchio di ragazzi poco importanti e poco considerati.
Infine, sull'ultimo gradino c'erano quelli che venivano solo presi in giro, talmente in basso nella piramide da essere ritenuti inferiori persino da quelli che nei corridoi non alzavano nemmeno gli occhi: erano quelli che erano sfigati e non se ne vergognavano.
Nerd, patiti di fumetti, di videogiochi, di giochi di ruolo... e canterini. Non quelli che si dilettavano di chitarre elettriche, no, le future rockstar erano ancora considerate degne di un minimo di rispetto. No, i veri sfigati erano quelli che andavano sul palco a cantare canzoni di altri facendo girotondi come alle scuole materne.
Jo si accigliò al pensiero di quanto potevano essere meschini gli adolescenti: lei e Kailey avevano passato la loro infanzia a fare spettacolini ballati e cantati e non si erano mai sentite sfigate, nemmeno lontanamente. Lei era sempre stata brava a suonare e Kailey aveva una bella voce, anche se da una decina di anni aveva smesso di farla sentire in pubblico: le loro tre amiche del cuore si occupavano della coreografia ed erano così brave che i loro spettacoli erano un evento per tutti i ragazzini del vicinato.
Jo aprì il quaderno di matematica chiedendosi perché quando si diventa grandi tutto diventa tremendamente complicato.

★★★



La lezione del professor Rosenberg era finita prima - doveva essersi accorto che a nessuno importava un fico secco delle opere di Chaucer quando fuori era una giornata così bella - e Jo si era fermata un momento davanti alla bacheca degli studenti: altri fogli si erano aggiunti al blocco delle Cheerios e la ragazza sospirò nel vedere l'elenco del Glee Club ancora vuoto.
Quella testa dura di Kailey non aveva ancora capito che il suo nome, su quel foglio, ci sarebbe stato a meraviglia.
- Jo! - Esclamarono due voci alle sue spalle.
Jo si voltò e si trovò davanti a una coppia di avvenenti ragazze dell'ultimo anno: una alta, bionda, con le curve al posto giusto e penetranti occhi azzurri. L'altra esile e sottile come un giunco, con una cascata di capelli scuri e ondulati che le scivolava sulla schiena.
- Serena. Gabrielle. - Disse con un mezzo sorriso.
Era difficile pensare che quelle due giovani donne che la guardavano da sotto una spessa linea di eyeliner fossero le stesse che cantavano "Mary aveva un agnellino" con lei e Kailey nel cortile della propria villetta… eppure erano proprio loro. All'appello mancava solo Alice, sua coetanea e sorella minore di Serena.
- Che fai qui? Ti iscrivi a qualche club studentesco? - Le chiesero.
Jo scrollò le spalle con noncuranza: non c'era niente che la attirasse particolarmente… e a dire la verità non ci aveva neanche pensato.
- Perché, voi sì? -
Per un solo, stupidissimo istante, Jo pensò che avrebbero potuto far parte del Glee club: erano ottime ballerine e quanto a spettacoli avevano un pedigree pari a quello suo e di Kailey.
- E ce lo chiedi? - Esclamò Serena.
- Proviamo per la terza volta di entrare nelle Cheerios. - Disse Gabrielle, rovistando nella borsa alla ricerca di una penna.
- Nelle... che cosa? -
Non potevano davvero desiderare di far parte di quel gruppo di biondine smorfiose e superficiali!
Ok, ok, forse non erano tutte smorfiose e superficiali e di certo non erano tutte bionde ma... che diavolo era saltato loro in mente?
- Alice si è iscritta stamattina. - Rispose Serena con leggerezza. - Speriamo che questa sia la volta buona per tutte e tre... anche se la invidierei, se passasse il provino al primo colpo. -
- Ciao ragazze. -
Kailey sopraggiunse in quel momento, con una improbabile felpa della Disney con Ariel disegnata sul davanti e un cerchietto di velluto bianco tra i capelli sciolti.
- Kailey, ciao. Bella felpa. - Disse Gabrielle con un sorrisetto.
- Grazie! - Rispose Kailey raggiante.
Jo alzò gli occhi al cielo: ma la sua migliore amica proprio non lo voleva capire che metà delle parole che uscivano dalla bocca di Gabrielle erano ironiche? Soprattutto se stava commentando il suo abbigliamento, degno dei commessi di un negozio di fumetti.
- Si sono appena iscritte alle selezioni per le Cheerios. - Disse Jo.
- Oh. - Disse solo Kailey, senza dare voce allo stupore che le si leggeva negli occhi. - Beh, in bocca... in bocca al lupo. Speriamo che questo sia l'anno giusto. -
- Già, speriamo davvero. - Disse Serena, firmando con uno svolazzo e poi ripassando la penna a Gabrielle. - Ci vediamo! -
Le due ragazze si allontanarono ancheggiando lungo il corridoio, consapevoli di aver appena messo la firma sul loro lasciapassare per la popolarità.
- E io che speravo di convincerle a venire al Glee Club con me almeno quest'anno... -
Jo mise un braccio attorno alle spalle di Kailey scuotendo la testa.
- Credo che sia stata una fantasia, Key. Non cantiamo più nella tua taverna come quando avevamo sette anni. -
- Già... ma perché? -
Jo sospirò: non aveva una risposta per quella domanda.

★★★



Il giorno delle selezioni dei Cheerios, Kailey si sorbì le chiacchiere di Serena e Gabrielle per l'intera pausa pranzo. Le due aspiranti cheerleader si erano volute sedere a tutti costi con lei - evento più unico che raro - e pareva non riuscissero neanche a stare ferme, tanto erano agitate. Non riuscivano neanche a smettere di parlare della canzone scelta, dei passi preparati, del timore reverenziale che la Sylvester incuteva loro e di tutto il resto.
Kailey interveniva a monosillabi nel loro monologo: proprio non capiva come si potesse desiderare di infilare una gonna striminzita e agitare dei brutti pon-pon di carta luccicante per tutta la durata di una partita. Jo avrebbe sicuramente detto che preferiva vedere le partite dagli spalti, dove non rischiava di prendersi un'accidente a causa della divisa ridottissima, dove poteva strillare e scatenarsi quanto voleva con parole sue e dove non rischiava di cadere dalla cima di una piramide umana rompendosi l'osso del collo.
Kailey avrebbe voluto dire loro che era solo una stupidissima selezione per un gruppo di stupide ragazze che volevano quella divisa solo per sentirsi gli occhi addosso, ma in fondo sapeva perché loro volevano fare parte delle Cheerios: per lo stesso motivo per cui lei avrebbe voluto iscriversi al Glee Club. Per fare parte di qualcosa.
Solo che loro avevano avuto il coraggio di provarci e per di più per tre anni di seguito. Non solo, di provarci e di rischiare di sentirsi rispondere picche (anche se Sue Sylvester avrebbe usato un'espressione decisamente meno delicata).
Se lei avesse scritto il suo nome su quel foglio, probabilmente al Glee Club l'avrebbero accolta tutti a braccia aperte senza chiederle nemmeno di intonare una filastrocca. Sentirle così determinate e combattive la faceva sentire ancor di più una ragazzina timorosa.
Mentre Gabrielle e Serena ancora discutevano, il gracchiare dell'altoparlante fece fermare il brusio che riempiva la mensa.
Il fischio dell'eco del microfono anticipò la voce del preside Figgins:
- La partita di apertura della stagione di football si terrà sabato nel campo della scuola, aspettiamo un grande tifo per la nostra squadra da parte di tutti gli studenti! - Aveva la voce storpiata dal microfono e a tutte le 't' l'altoparlante scoppiettava - Giovedì sera in auditorium invece avremo un'esibizione delle Nuove Direzioni. -
Quell'annuncio fece trasalire Kailey.
Nello stesso momento Jo, affrettandosi verso la mensa, si era tanto distratta ad ascoltare gli annunci da aver travolto un paio di piccole studentesse del suo anno; non appena riconobbe la testa rossa di Kailey nella folla degli studenti radunati per pranzo, la raggiunse:
- Proprio te cercavo! - Esclamarono in coro quando furono a portata di voce.
- Hai impegni per questo fine settimana? - Domandò Jo.
- Solo se tu sei libera giovedì. - Disse Kailey.
- Andata! - Rispose Jo, battendole il cinque.


Edited by Lyra‚ - 11/3/2014, 22:12
 
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Lyra‚
view post Posted on 26/1/2014, 13:05




due
giovedì sera, auditorium del McKinley







Il giovedì sera Lima non aveva molto da offrire.
In realtà quella città non aveva da offrire in nessuna sera della settimana, ma il giovedì meno degli altri giorni: era giorno di riposo per il Frozen e non c'era uno straccio di posto aperto per i ragazzi, se si faceva eccezione del McDonald sulla statale, un posto comunque immerso nel nulla più assoluto.
Kailey pensò che era quello il motivo per cui l'auditorium era quasi pieno, quella sera. Poi, però, si rese conto che la maggior parte degli spettatori superavano abbondantemente l'età da liceo: le prime file ospitavano quasi tutti i professori e alcuni genitori. Passando tra le file per cercare un posto vuoto per sé e Jo, Kailey incrociò il professore di spagnolo.
- Ciao Kailey. - La salutò Schuester con uno dei suoi sorrisi. - Sei venuta a sentirci cantare? -
- Adoro le esibizioni del Glee club, professor Schuester. -
- Davvero? Non ti ho mai vista agli spettacoli. -
- Di solito mi siedo in ultima fila... sa, si vede meglio in cima ai gradini. - Rispose Kailey, accennando al suo metro e sessanta scarso con un sorriso di scuse.
Il professore le posò una mano sulla spalla con un sorriso comprensivo e Kailey pensò che non c'era da stupirsi se aveva vinto per tre anni di fila il premio per l'insegnante dell'anno.
- Goditi la nostra esibizione, allora! -
Kailey lo vide raggiungere la consulente scolastica e posarle un bacio sulle labbra prima di sedersi in centro alla fila a metà degli spalti, da dove si aveva senza dubbio la visuale migliore. Pochi minuti più tardi Kailey aveva trovato un posto a metà della terzultima fila: un momento dopo Jo era comparsa al suo fianco con addosso un golfino di ciniglia turchese e un paio di jeans blu aderenti. Aveva raccolto i capelli sulla nuca ed era molto carina.
- Siamo eleganti, stasera! - Disse Kailey ridendo.
- I jeans me li hanno regalati al compleanno e non li ho mai tirati fuori dall'armadio... così per far star zitta mia madre che dice che sono sempre vestita in qualche modo me li sono messi, tanto sono seduta ed è buio: anche se sono orrendi non li vede nessuno. -
Kailey rise alla logica dell'amica, mentre le luci si abbassavano.
- Inizia! - Disse emozionata, stringendo le mani una dentro l'altra.
Una dozzina di ragazzi, maschi e femmine, entrò sul palco con indosso dei jeans scuri e una t-shirt rossa, intonando una vecchia canzone dei Journey: il programma riportava che lo spettacolo sarebbe iniziato con i pezzi migliori degli anni passati.
Kailey conosceva quasi tutte le canzoni perché era andata a tutte le esibizioni che avevano fatto a scuola, mentre Jo invece amava così tanto la musica in ogni suo genere da riuscire a riconoscere quasi tutte le canzoni di cui i ragazzi sul palco stavano facendo la cover, anche quelle un po' datate: l'amore per la musica, nella sua famiglia, si trasmetteva assieme agli occhi scuri e alla totale indifferenza al giudizio altrui.
Dopo un breve intermezzo musicale della jazz band, i ragazzi del Glee Club ricomparvero in un'altra mise: le ragazze portavano degli abiti argentati pieni di lustrini e i ragazzi dei completi neri con dei gilet scintillanti che specchiavano la luce dei riflettori.
I quattro brani originali con cui avevano gareggiato alle regionali e alle nazionali l'anno precedente erano uno più bello dell'altro e Jo si ritrovò completamente catturata dal ritmo travolgente di quelle canzoni, piene di entusiasmo o commoventi fino alle lacrime.
Sull'esplosione di energia del finale di Light up the world, Jo si voltò verso Kailey: la sua migliore amica seguiva l'esibizione con gli occhi spalancati e le mani intrecciate strette al petto, come faceva sempre quando era particolarmente presa.
Kailey si accorse di essere osservata e distolse l'attenzione dal palco per un solo momento, guardando Jo con gli occhi luccicanti.
- Sembrano delle stelle, non trovi? - Esclamò Kailey.
Jo sorrise: del loro gruppetto di bambine, Kailey era sempre stata quella più dolce e più responsabile. Era quella che veniva mandata avanti a dire le bugie, anche se non era capace di mentire, perché tanto di lei gli adulti si fidavano sempre; era quella che faceva sempre la parte della principessa, della bambina sfortunata o della fata nelle loro rappresentazioni. Era anche quella più ingenua e infantile... oltre ad essere quella più timorosa, che si spaventava ogni volta che lei o Serena proponevano di fare qualcosa di nuovo.
Era raro che Kailey prendesse l'iniziativa e nonostante fossero passati tanti anni non era affatto cambiata: non si sarebbe mai iscritta a quel gruppo di canto corale da sola.
Quando le luci si alzarono, Kailey si voltò verso Jo.
- Allora, ti è piaciuto? -
- Sono bravissimi, devo ammetterlo. - Disse Jo con sincerità.
Kurt Hummel, il soprano con gli occhi azzurri, era di certo quello che preferiva... anche se la voce della primadonna del gruppo, Rachel Berry, era obiettivamente eccezionale.
Da quella distanza non era riuscita a vedere bene l'intero club, anche se era certa di conoscerli tutti: nei corridoi si distinguevano sempre, erano quelli coperti di granita.
Qualche minuto più tardi i ragazzi del Glee club scesero dal palcoscenico per salutare parenti e amici.
- Andiamo via? - Propose Kailey.
- Non vuoi scambiare due parole con loro? Dovresti dirgli quanto ti sono piaciuti! - Esclamò Jo.
Le sarebbe veramente piaciuto stringere la mano a Kurt: Kailey le aveva detto che aveva dichiarato di essere gay e aveva sostenuto la sua omosessualità davanti a maleducati, prepotenti e bigotti. Lo ammirava per quello, oltre che per la sua voce argentina.
- Credo che non sia una grande idea. - Rispose Kailey. - Cosa faccio, vado lì e gli chiedo un autografo? Sono i nostri compagni di classe, mica i Queen! -
- A giudicare da quello che ho visto non sono dei nostri compagni di classe a caso. Hanno un talento che molti si sognano. -
"Cheerleader comprese", completò mentalmente.
- Smettila, Jo. Andiamocene. -
Jo seguì la sua amica fuori dall'auditorium pensando che Kailey era dolce e carina… ma accidenti se era ostinata!
Uscirono dall'auditorium e quando la pesante porta si chiuse dietro di loro e i loro passi echeggiarono nei corridoi vuoti, Kailey si voltò istintivamente indietro.
Jo si accorse della sua esitazione e in quel momento, mentre passava dall'emozione dell'esibizione alla desolazione del corridoio, prese la sua decisione.
Jo non era una che le cose le pensava. No, lei usava il cuore al posto del cervello, soprattutto quando si trattava di amicizia… e di musica.
- Vieni. - Disse prendendo Kailey per mano.
Le ballerine di Kailey facevano poco rumore sul pavimento di linoleum e Jo portava le scarpe da ginnastica: il silenzio che regnava attorno a loro era ancora più inquietante quando arrivarono alla bacheca degli studenti, lontanissima dall'auditorium.
- Jo, se ci beccano finiamo nei casini. - Sussurrò Kailey.
Jo però non la stava nemmeno ascoltando: rovistava furiosamente nella tracolla sportiva e ad un certo punto tirò fuori una biro blu.
- Firma. - Disse.
Era la sua voce a suonare trionfante o era solo l'eco del corridoio vuoto e buio?
- Che cosa? -
- Scrivi il tuo nome su quel foglio. -
- Non credo che sia una buona idea. - Disse Kailey.
- Io credo di sì. - Rispose Jo, ficcandole la penna in mano. - E io firmo dopo di te. -
Gli occhi di Kailey scintillarono nell'oscurità.
- Tu? -
- Sì, io, vedi altre me qui intorno? - Disse Jo.
Kailey strinse la penna tra le mani per un altro lungo momento, poi sorrise a Jo e scrisse il proprio nome sul foglio del Glee Club con la sua grafia ordinata e tondeggiante. Poi passò la penna a Jo, che scarabocchiò il suo nome sulla riga sottostante.
Osservarono i loro nomi su quel foglio per un momento e poi fu Kailey a parlare:
- Perché hai cambiato idea? -
- Perché era la cosa giusta da fare: tu sei perfetta per il canto corale. E perché, in fondo, anche io sono attirata da quel gruppo di sfigati pieni di talento. -
Kailey la abbracciò come si farebbe solo con una sorella e Jo ricambiò l'abbraccio ricambiando l'affetto che Kailey provava per lei: sapeva di avere fatto la cosa giusta.
- Adesso torniamo indietro: se ci beccano qui sono casini e non voglio iniziare il liceo con una punizione! - Rise Jo.
Le due ragazze uscirono dalla scuola e si diressero verso la piccola auto di Kailey.
La ragazza si sentiva il cuore leggero come un uccellino e come un uccellino aveva una voglia incredibile di cantare: aveva paura di affrontare i talentuosi e fantastici ragazzi di quel gruppo di canto, ma sapeva anche quanto desiderasse essere una di loro.
Il pensiero che Jo sarebbe stata con lei, poi, la faceva sentire incredibilmente potente.
Già si immaginava l'esibizione successiva: su quel palco, con quel vestito luccicante che la faceva sembrare una stella, ci sarebbe stata anche lei.
Non le importava di essere in prima fila, non le importava di ottenere un assolo… voleva solo far parte di un gruppo e condividere con qualcuno che la potesse capire l'amore che provava per la musica, il canto e l'interpretazione.
 
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Lyra‚
view post Posted on 26/1/2014, 16:21




tre
venerdì mattina, corridoi del McKinley







- Vi siete iscritte nel Glee Club? - La voce di Gabrielle, acuta come quella di un fischietto, trapanò letteralmente le orecchie di Jo mentre prendeva i libri di letteratura dall'armadietto.
- Siamo in un paese libero. - Fu la risposta.
Gabrielle aveva le guance così rosse da sembrare in tinta con la divisa delle cheerleader nuova fiammante che indossava. La gonna era così corta che le si poteva vedere l'orlo delle culottes scarlatte e Jo si chiese come facesse a non sentire freddo.
- Voi siete completamente pazze! -
- Voi siete cheerleader e noi siamo nel Glee. Mi pare la stessa cosa. -
Sapeva bene che non era la stessa cosa, ma detestava Gabrielle quando ingigantiva le cose.
- No! Noi siamo Cheerios, voi siete delle sfigate! -
Jo scrollò le spalle e chiuse l'armadietto senza rivolgere un altra parola alla cheerleader ancora appoggiata al muro vicino a lei.
- Ciao Jo. Accidenti, Ellie, sei bellissima con la divisa delle Cheerios! - Esclamò Kailey, avvicinandosi in quel momento.
Gabrielle alzò gli occhi al cielo e si voltò senza dire altro, allontanandosi con aria irritata.
- Che ho detto di male? -
Prima che Jo potesse dire qualunque cosa, una voce alle loro spalle attirò la loro attenzione.
- Ciao! -
Rachel Berry, con una camicetta rosa con le maniche a sbuffo, un gilet a rombi viola e azzurri e una gonna azzurra a pieghe le fissava da sotto la sua frangetta scura. Jo e Kailey si guardarono per un attimo prima di rivolgerle di nuovo l'attenzione.
- Anche se credo sappiate già chi sono mi presento: sono Rachel Berry. - Disse la ragazza - Voi siete Jo e Kailey, vero? Ho visto i vostri nomi sulla bacheca. Sapete, la controllo ogni giorno per essere sicura di dare il mio personale benvenuto nel club appena qualcuno decide di iscriversi, in modo da far sentire accolti i nuovi membri fin dal primo momento. -
Jo era stordita dal fiume di parole che la ragazza le aveva appena riversato addosso, ma fu comunque la prima a riprendersi abbastanza da rispondere.
- Io sono Jo, lei è Kailey. - Disse stringendo la mano della ragazza.
- Lunedì pomeriggio abbiamo la prima riunione del nuovo anno e saremo contentissimi di avervi tra noi. - Disse Rachel entusiasta.
Come faceva ad essere così esaltata, alle otto e cinque del venerdì mattina, lo sapeva solo lei.
Kailey nel frattempo sembrava essersi ripresa e annuì:
- Certamente, saremo dei vostri. -
- Perfetto. Ci vediamo a lezione, allora! - Rispose Rachel, allontanandosi veloce e silenziosa com'era arrivata.
- Beh, a quanto pare non possiamo tirarci più indietro. - Disse Kailey.
Nonostante le sue parole, però, non aveva affatto l'aria di chi si era pentita.
- Non che io avessi intenzione di farlo. - Rispose Jo con un sorriso complice.
- Se è per quello, nemmeno io. - Replicò Kailey.

★★★



A lezione di informatica Kailey si era ritrovata malauguratamente in prima fila: si era fermata a chiacchierare con Jo per un momento di troppo ed era arrivata in aula praticamente insieme alla professoressa, perciò si era dovuta accontentare degli ultimi posti rimasti, proprio a un passo dalla cattedra.
Era un posto per lei inusuale e parecchio imbarazzante, così al centro dell'aula e dell'attenzione. Si era seduta dietro il suo pc imbarazzata, sentendosi decisamente fuori posto.
- Ehi, ciao. - Disse una voce sconosciuta.
Kailey si voltò verso chi l'aveva salutata e incrociò gli occhi castani di Artie Abrams, il cantante del Glee Club sulla sedia a rotelle. Erano nello stesso corso di biologia e a volte le era capitato di parlare con lui, ma niente più che un paio di commenti sulla lezione o sui compiti da fare a casa.
- C-ciao. - Rispose Kailey, che ancora non riusciva a capire perché stesse parlando con lei.
- Ho incontrato Rachel, mi ha detto che sei iscritta al Glee Club. -
Kailey per tutta risposta sentì le guance colorarsi e annuì.
- Sei anche tu in questo corso? Non ti ho mai vista prima. - Disse.
- Da tre anni. - Disse Kailey - Di solito però sono all'ultimo banco. -
La faccia di Artie era arrossita, quando Kailey aveva detto di essere nel suo corso da tre anni, ma si era ripreso subito:
- Ecco perché non ti ho visto. Ho qualche problema ad andare più in là della prima fila. - Disse accennando con la testa agli stretti corridoi tra una postazione e l'altra.
- Ma ti dirò, non è male stare così davanti: la prof non tiene mai d'occhio i ragazzi al primo banco. - Le confidò Artie, con l'aria di chi stava condividendo un grosso segreto.
Kailey rispose con un sorriso: era la sua arma segretam la tirava fuori ogni volta che era troppo imbarazzata per rispondere e solitamente funzionava a meraviglia. Anche quella volta riuscì a cavarla dai pasticci, perché Artie si sistemò al computer accanto al suo scoccandole un sorriso amichevole prima dell'inizio della lezione.
Se avessero detto a Kailey che avrebbe passato la lezione di informatica più divertente e insolita della sua carriera scolastica, la ragazza non ci avrebbe creduto: di solito in quelle due ore sonnecchiava sulla tastiera o gironzolava senza meta per il web, ma quella mattina, complice il ragazzo che le si era seduto accanto, si era ritrovata a ridacchiare di continuo.
Sia lei che Artie erano veloci con il computer, tanto da potersi permettere due chiacchiere tra un esercizio e l'altro visto che la professoressa era impegnata a controllare che i ragazzi dell'ultima fila non aprissero Facebook, ma si applicassero sulle tabelle pivot.
Quando la campanella suonò, Kailey non riusciva a credere alla bella lezione appena trascorsa e in cuor suo ringraziò il cielo per il piccolo miracolo che quel club di canto aveva appena reso possibile.
Raccolse le sue cose e uscì dall'aula: di fronte a lei, appoggiate agli armadietti, stavano Tina Cohen-Chang, graziosa orientale dai gusti gotici che faceva con lei lezione di storia dell'arte e Mercedes, la diva più diva di tutto il Glee. Una parte di Kailey decise di essere spontanea e carina, così accennò a un mezzo sorriso. Tina lo ricambiò subito, Mercedes la soppesò per un momento, con un sopracciglio alzato. Kailey sembrò superare il suo esame, perché anche il suo viso si distese in un'espressione amichevole.
- Ehi, ragazze. - Disse Artie uscendo con i libri posati sulle ginocchia. - Lei è Kailey. -
Disse accennando alla ragazza accanto a lui con il capo.
- Ah, sei tu Kailey. - disse Mercedes. - Io sono Mercedes. -
Ma con quante cavolo di persone aveva parlato Rachel quella mattina? Pareva che l'intera scuola sapesse già che lei faceva parte del club di canto.
- P-piacere. - Replicò Kailey.
- Ehi, non balbetterai mica per l'emozione! - Disse Artie ridendo.
Kailey scosse vigorosamente la testa, sapendo di aver appena fatto la figura della completa imbranata.
- Noi stiamo andando a pranzo, ti fermi con noi? - Domandò Artie.
“Dev'essere la giornata dei contrari” pensò Kailey.
- Io, veramente… ho detto a una mia amica che pranzo con lei. -
- Oh. Beh, peccato. Nel caso cambi idea, ci trovi in mensa. -
- D'accordo. Grazie. -
Tina, Mercedes e Artie si allontanarono e Kailey rimase immobile ancora per un lungo momento cercando di realizzare quello che era successo. Forse era l'unica teenager della scuola a ritenersi lusingata dall'aver scambiato quattro parole con quei ragazzi, ma si sentiva decisamente al settimo cielo.
Jo la incontrò una mezz'ora più tardi davanti al suo armadietto.
- Andiamo a pranzo? -
Kailey annuì senza dire niente, ma il suo viso tradiva la sua felicità.
- Siamo di buonumore? -
Kailey annuì vigorosamente, lasciandosi andare ad un sorriso ancora più largo e luminoso.
- Bene. Scommetto dieci dollari che c'entra il Glee Club. -
- Sì, ma non ti aspettare i dieci dollari, era troppo ovvio. -
- Mai una volta che riesca a guadagnare qualcosa grazie al mio intuito eccezionale. - Borbottò Jo con un mezzo sorriso.
Si erano appena sedute all'estremità di un tavolo vuoto con i loro vassoi, quando successe una cosa che le avrebbe lasciate entrambe a bocca aperta... se non fosse stato che Kailey aveva avuto una mattina abbastanza fuori dal comune da non stupirsi più di niente.
Perciò, mentre Kurt Hummel - bello più che mai con la sua camicia a righine azzurro chiaro e il cravattino color crema intonato al soprabito - le invitava al loro tavolo, l'unica ad avere occhi grandi come piattini era Jo.
- Che cosa? - Disse Jo guardando il sopranista con aria stupita.
- Ascoltate, capisco che la mia eleganza possa mettervi a disagio e che forse alcuni membri del Club non sono esattamente... piacevoli, ma se siete parte del gruppo, ci piacerebbe pranzare con voi! -
Kailey guardò Jo con aria supplichevole e quest'ultima alzò gli occhi al Cielo: quella benedetta ragazza sarebbe mai riuscita a fare una cosa di sua iniziativa? Si alzò prendendo il suo vassoio tra le braccia più per fare contenta Kailey che per proprio piacere personale.
Il tavolino del Glee Club era proprio in fondo alla mensa e c'erano Tina, Mercedes, Artie, Finn e Rachel. Kailey si sedette vicino a Tina, mentre Jo prese posto accanto a Kurt.
Rachel stava parlando molto animatamente della gara canora che si sarebbe tenuta in centro quel sabato: Finn la guardava con un sorriso, ma la sua espressione tradiva il fatto che non ci stava capendo un accidente e che era solo piuttosto affascinato dalla verve della sua ragazza. Quanto agli altri, stavano tutti commentando le Cheerios, sedute sul primo tavolo verso le finestre e tutte rigorosamente in divisa e coda di cavallo.
- Avete visto le new entries? - Domandò Mercedes. - Ce ne sono un paio per cui la Sylvester dovrà richiedere una liposuzione, visti i suoi standard. -
- Parlate di Alice e Serena? - Domandò Jo con innocenza, infilandosi in bocca le ultime tre crocchette di patate.
- Le conosci? - Chiese Kurt.
Jo fece un cenno vago con la mano.
- Sono nostre amiche d'infanzia. - Rispose Kailey al suo posto. - Io e Jo siamo cresciute assieme a loro e a Gabrielle: anche lei è entrata nei Cheerios quest'anno. -
- Tre Cheerios e due Gleek. C'è da chiedersi che cosa vi teneva insieme. - Disse Kurt.
- Mi risulta che la ex capocheerleader Quinn Fabray l'anno scorso facesse parte del Glee Club. - Ribatté Jo.
Un momento di silenzio seguì le sue parole; ad alleggerire la tensione ci pensò Kurt:
- Ok, ok, hai ragione: ho parlato senza pensare. Mi arrendo - Ammise alzando le mani in segno di resa.
Il resto della pausa pranzo trascorse serenamente, tra chiacchiere spontanee, commenti e risate. Kailey si chiedeva come potesse sentirsi a suo agio con gente che conosceva da così poco tempo, ma si diede come risposta il fatto che ci teneva talmente tanto a fare parte del loro team che - almeno psicologicamente - era una di loro da tempo. E poi c'era Jo, che le dava sicurezza.
La sua amica, infatti, non sembrava avere avuto nessun problema a trovare argomenti di conversazione con gli altri: Kurt era quello con cui sembrava andare più d'accordo, forse per la sua indole un po' trasgressiva e alternativa.
Certo era che sembravano il giorno e la notte, mentre camminavano vicini in corridoio per tornare agli armadietti: Kurt non troppo alto, con i capelli perfetti, una mise impeccabile e un portamento elegante e disinvolto. Jo aveva i capelli disordinati, una salopette di jeans e una felpa rossa che la facevano sembrare un vero maschiaccio e lo zaino appeso su una spalla sola. Rideva e chiacchierava con Kurt come se lo conoscesse da una vita e Kailey sorrise: era stato per fare contenta lei, certo, ma era sicura che anche Jo si sarebbe divertita in quel club di canto. Forse per altri motivi, forse si sarebbe trovata meglio con persone con cui lei non avrebbe mai osato parlare - al momento Tina e Artie erano quelli che preferiva - ma sarebbe stata una bella esperienza per entrambe.
All'angolo che portava all'aula video si separarono dagli altri: Kailey e Jo svoltarono l'angolo dirette ai loro armadietti e due istanti dopo credettero di essere state assalite da un'onda anomala con la stessa consistenza e la stessa temperatura di un iceberg. Rimasero immobili per un momento, nella pozza della granita che scivolava dalla loro faccia e dai loro capelli sul pavimento.
- Benvenute nel Glee Club, perdenti! -
La voce di un ragazzo che echeggiava nel corridoio semivuoto fece tornare Jo al presente. Senza aprire gli occhi, che bruciavano come se la granita fosse stata fatta con schegge di vetro, la ragazza si voltò verso la direzione da cui proveniva la voce e si mise le mani sui fianchi.
- Animali! - Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Si asciugò la faccia con una mano e lasciò che la granita alla fragola gocciolasse sul linoleum del corridoio: la sua felpa rossa era completamente ricoperta di ghiaccio, sentiva un freddo incredibile fin nelle ossa dato che la granita doveva aver raggiunto la biancheria e i suoi capelli erano in uno stato incredibile. Guardò Kailey con gli occhi che lanciavano fulmini, piena di rabbia per l'umiliazione subita e per le condizioni in cui si era ritrovata.
Kailey aveva la faccia rossa per il freddo, macchiata di granita; i capelli le si erano incollati sulla testa e il suo golfino di cotone lilla aveva una gran scia rossa sul davanti.
Era così buffa, con i libri ancora stretti al petto e ricoperti di fragola, che Jo non poté fare a meno che scoppiare a ridere. Kailey la imitò.
- Benvenuta nel Glee Club, Kailey. -
- Benvenuta a te, Jo. -
 
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Lyra‚
view post Posted on 11/3/2014, 22:12




quattro
sabato sera, campo di football







Quella di quel pomeriggio era stata la prima granita di una lunga serie: nel giro di un paio di giorni tutta la scuola sembrava aver saputo l'identità delle nuove canterine del McKinley e tutti i ragazzi popolari volevano provare l'ebbrezza di umiliare qualcuno che non strillasse come Rachel Berry o si ritoccasse il ciuffo con aria noncurante come Kurt Hummel.
Quando si sedettero sugli spalti per assistere alla partita, Kailey e Jo furono felici che non ci fossero distributori di granita nei dintorni. Erano sedute in alto, in ultima fila, per poter seguire meglio il gioco: a Jo il football piaceva e Kailey adorava più o meno tutti gli sport di squadra. Se poi poteva pure tifare per i suoi compagni di scuola, tanto meglio.
In campo c'erano anche tutte le Cheerios, pronte per il loro debutto; tra loro c'erano anche Gabrielle, Serena e Alice, che non parlavano con loro da quel giorno in cui Gabrielle si era presentata al loro armadietto con indosso la divisa bianca e rossa. Non che fosse un grande cambiamento, in fondo si ignoravano convivendo pacificamente anche prima, ma Kailey in cuor suo sperava di non doverle vedere scegliere tra la squadra delle cheerleader e le amiche d'infanzia, perché sapeva di aver perso in partenza.
L'inizio della partita le assorbì entrambe al cento per cento: Finn Hudson, lo statuario quarterback, era di certo il migliore in campo, ma Puck, il suo secondo, non era niente male. Ogni volta che partecipava a un'azione, una serie di urletti isterici dagli spalti indicava la percentuale femminile presente sulle gradinate solo per potersi beare della sua presenza.
Con un sorrisetto, Kailey pensò che il più bello e dannato del McKinley faceva parte del Club di canto. L'avrebbe conosciuto - pensò guardando un paio di matricole che si aggrappavano l'una all'altra sospirando mentre Puck toglieva il casco e si avvicinava alla coach Beiste per un sorso d'acqua - lei l'avrebbe conosciuto, mentre loro no: ecco cosa si otteneva ad avere coraggio.
La partita terminò in parità, ma effettivamente i ragazzi del McKinley non avevano giocato molto bene: la coach non dispensò sorrisi e pacche amichevoli sulle spalle quando i ragazzi tornarono indietro e metà del pubblico la pensava allo stesso modo.
Jo, invece, era euforica come sempre.
Si stiracchiò allegramente e poi scoccò un sorriso a Kailey.
- Bella partita. Non abbiamo giocato al meglio, ma è stata una bella prova comunque. -
- Jo! Kailey! - Esclamò Kurt, camminando lungo una delle prime gradinate per raggiungerle. Dietro di lui stava Mercedes, con una luccicante fascia dorata tra i capelli e una grossa M al collo.
- Mercedes, Kurt! Ci siete anche voi! - Esclamò Jo allegramente.
- Anche Rachel, ma è troppo impegnata al momento per venirvi a salutare. - Disse Mercedes, indicando alle sue spalle la ragazza, intenta a tirare su di morale un quarterback piuttosto demoralizzato.
- Stavamo andando a prendere un frozen yogurt, vi unite a noi? -
- E ce lo chiedi? - Esclamò Jo allegramente.

★★★



Mezz'ora dopo erano tutti e quattro seduti attorno a uno degli alti tavolini rotondi della yogurteria fuori città con quattro gigantesche coppe di yogurt gelato davanti a loro.
- Allora, diteci. - disse Kurt con gli occhi azzurri pieni di euforia - Cosa c'è da sapere su Jo e Kailey, nuovi membri del Glee Club? -
- Niente di importante. - disse Kailey.
- Oh, impossibile. Tutti i membri del Glee Club hanno qualcosa di particolare. Io sono quello a cui piacciono i maschietti, Mercedes è la diva, Rachel la prima della classe... poi abbiamo Santana la bomba sexy, Brittany l'ingenua, Artie che è il cervello, Finn che è quello col cuore d'oro... - Elencò Kurt contando sulla punta delle dita con aria ispirata.
- Kailey è il coniglietto. - disse Jo con un sorriso, guardando l'amica di sottecchi.
Quella del coniglietto era una storia vecchia, ma ogni volta che la si tirava fuori Kailey diventava rossa come un peperone e minacciava di scappare. Quella volta le guance della ragazza si colorarono, ma lei rimase coraggiosamente al suo posto: tentò un sorriso imbarazzato e poi guardò Jo con aria di rimprovero.
- Il coniglietto? -
- Perché sono tenera e carina. - Disse Kailey in fretta.
Jo scoppiò a ridere con tale enfasi che lo yogurt che aveva appena messo in bocca rischiò di uscirle dal naso. Kurt sogghignò.
- Qualcosa mi dice che non ce la racconti giusta, Kailey. -
Se lo sguardo di Kailey avesse potuto incenerire, Jo si sarebbe trasformata in un mucchietto di cenere un nanosecondo più tardi. Ma, purtroppo per Kailey, non erano cose che capitavano.
- Prima o poi vi racconteremo anche la storiella di Kailey il coniglietto. - Disse Jo comprensiva. - Ma è una storia lunga e credo che non sia né il momento né il luogo. -
- Ecco, brava. - Disse Kailey sollevata. - E comunque di Jo non sapete che suona il pianoforte da quando aveva quattro anni. Cioè, a quattro anni prendeva a martellate il mio pianoforte giocattolo, a sei ha iniziato a prendere lezioni e a suonarlo davvero. -
- Ma dai? E sei brava? -
- Mediocre. - disse Jo.
- È brava. - Puntualizzò Kailey.
Jo scrollò le spalle, come faceva sempre quando qualcuno le faceva un complimento: non le piaceva sentirsi dire che era brava, simpatica o carina. La faceva sentire troppo importante.
- Oh, finalmente! - Esclamò Mercedes quando Puck comparve tra la folla. - Ce ne avete messo di tempo! -
- Rachel continuava a farci cambiare stazione radio. A un certo punto ho accostato e le ho detto che se non la piantava la facevo scendere. Non mi ha rivolto la parola per il resto del viaggio, il che è stato un bene per le mie orecchie. Ora Romeo e Giulietta sono al bancone a ordinare. - Disse Puck, passandosi una mano sulla cresta e accennando ai due ragazzi mano nella mano appoggiati al bancone. Poi gettò un'occhiata a Kailey e Jo.
Si diede il tempo di pensare se poteva essere uscito con loro due per poi piantarle subito dopo il primo appuntamento, ma si rese conto di non averle mai viste prima. Si rilassò e fece loro un cenno di saluto con il capo.
- Puck. - Si presentò.
- Jo. -
- Kailey. Siamo nella stessa classe di letteratura inglese. - Disse la ragazza con un sorriso.
Puck alzò un sopracciglio:
- Non ti ho mai vista, ma è perché non trovo niente di affascinante nella letteratura, quindi tendo a dedicarmi ad altre cose durante quell'ora della mattinata. Cose più interessanti. Cose da duri. -
Kailey sorrise e Jo alzò gli occhi al cielo ridacchiando. Finn e Rachel arrivarono in quel momento con due birre e un frullato.
- Ciao, ragazze. - Disse Rachel con un sorriso.
Puck doveva averla rimproverata per bene, si leggeva dall'espressione che aveva dipinta sul viso: era sorridente come sempre ma sembrava infastidita.
Puck e Finn si abbandonarono sulle sedie e sorseggiarono le loro birre con poco entusiasmo. A risollevare la situazione fu Kurt, che battendo le mani annunciò a tutti che aveva scoperto la sede delle nazionali per quell'anno.
- È troppo sperare che sia di nuovo New York? - Chiese Rachel.
- Temo proprio di sì. - Disse Mercedes con aria irritata. - E poi non vorremmo fare il bis della volta scorsa. -
Rachel abbassò gli occhi sul suo frullato, ma le sue labbra attorno alla cannuccia si piegarono comunque in un vago sorriso.
- No, non sono a New York. Voci di corridoio, comunque ben confermate, danno come favorita... la città di smeraldo, Seattle! -
- Seattle? - domandò Puck senza particolare entusiasmo. - Non so nemmeno di preciso dove sia. Non fosse per i Seattle Seahawks non avrei saputo nemmeno che fosse una città. -
- Io so solo che ci è nato Jimi Hendrix. - Disse Finn.
- Perché di smeraldo? - Chiese Kailey finendo il suo yogurt.
- È la patria della musica grunge, ci sono gli Starbucks migliori del paese ed è famosa per lo Space Needle! - Disse Kurt, stentando a credere alla loro ignoranza.
Certo, non poteva competere sotto nessun aspetto con la Grande Mela... ma insomma, qualunque città era più interessante di Lima! Proprio non capiva la loro reazione tiepida.
- Comunque speriamo solo di arrivarci, poi potrebbero essere anche nel retro di McDonald e sarebbe lo stesso. - Bofonchiò Puck.
- Oh dannazione, ma tutto questo pessimismo? - Esclamò Jo spazientita. - Io e Key non siamo neanche entrate nel Club e già dobbiamo sentirci dire "speriamo di arrivarci"? -
- E poi solo per aver pareggiato la prima partita del campionato vi buttate così giù? Quando abbiamo iniziato il liceo era difficile vedervi fare più di quattro punti! - Esclamò Mercedes.
Puck e Finn si guardarono e poi guardarono le loro birre.
Quando la conversazione ricominciò, però, sembravano un po' più partecipi. Se non altro, non nominarono "sconfitte" e "sfortune" per il resto della serata.
 
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3 replies since 14/1/2014, 11:54   163 views
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