Lyra‚ |
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Arturo I miei genitori ripartirono con Giulia una domenica mattina. Quel giorno io avevo deciso di fare la ‘Lele’ della situazione, restando in bungalow a poltrire tutto il giorno. Eby e Stefy avevano deciso di andare alle terme e i ragazzi avevano tutti qualcosa di meglio da fare. Mi svegliai abbastanza presto, feci una colazione tranquilla e poi uscii per comprarmi Rave ed Inuyasha, i miei manga preferiti. Mi sedetti sulla sedia a sdraio nel giardino e lessi Inuyasha gustandomi ogni singola vignetta. Pranzai con un gelato e poi mi feci un lungo sonnellino, fino alle sei. Feci una bella doccia e poi mi distesi sul letto a leggere Rave. Fu in quel momento che sentii la mia porta aprirsi e vidi la testa bruna di Arturo fare capolino. - Disturbo? - Disse. - No, no, affatto! Vieni pure. - Dissi io, nascondendo Rave sotto il cuscino. - Che stavi leggendo? - - Una scemenza. Avevi bisogno di qualcosa? - Si sedette sul mio letto, vicinissimo a me. - Come ti trovi qui? - - Una favola, perché? - - Così, ci tengo che tu stia bene con noi. - - Non preoccuparti, sto benissimo. - - E poi vorrei parlare un po’, non abbiamo parlato quasi mai, noi due. - - E ogni volta che iniziavamo arrivava qualcuno ad interromperci. - Dissi io. - Già. Allora, sentiamo, che fai in città? - - L’animatrice dell’Oratorio, principalmente. E poi odio greco e amo chimica. - Dissi. - Beh, ci somigliamo: vado spesso in Oratorio, odio italiano e adoro matematica. - Disse lui. Poi scoppiammo a ridere insieme. - Perché ridiamo? Non c’è niente di divertente in quello che abbiamo detto! - Dissi. - Lo so, però fa ridere! - Disse lui. Era tanto vicino a me che potevo vedere i riflessi verdi e ambra nei suoi occhi castani. Per un istante ci fissammo negli occhi in silenzio, poi la Stefy aprì la porta buttandosi sul letto e Arturo si alzò sorridendo. - Come al solito dobbiamo rimandare le nostre chiacchiere. Ci vediamo dopo. - Disse lui. Uscendo mi rivolse un occhiolino con aria complice. - Rachele, Rachele, non ti innamorare del nostro Orto, perché lo sai che se ti beccano con lui vi licenziano in tronco! - Esclamò la Eby. - Anche se è difficile ti devi trattenere. Nessuno deve nemmeno pensare che tra di voi ci sia del tenero. - Completò la Stefy. - Ma tra di noi non c’è del tenero! - Mi difesi. - Credimi, so riconoscere i sentimenti delle persone e poi ci sono passata anche io. - Disse la Stefy con dolcezza. - E poi non deve parlare al passato, perché ci è dentro in pieno! - Disse la Eby. - Davvero? - Dissi con tono incredulo, anche se in realtà avevo già le mie teorie… - Perché, non si vede che lei e quello stangone con la faccia da tonto si fanno gli occhi dolci ogni due per tre? - Disse la Eby sarcastica. - Non ha la faccia da tonto! - Esclamò la Stefy ridendo. - Ho capito. Comunque tra me e Arturo non c’è proprio niente. - Dissi io. Per la serata era stata prevista la proiezione di un film e perciò passammo una serata molto rilassante. In più Pirati dei Caraibi - La maledizione della prima luna mi piaceva molto e quindi mi divertii anche. La mattina dopo, al Baby Club in spiaggia, io e Arturo ci mettemmo in due squadre diverse. Io ero con i rosa, le bambine e Arturo con gli azzurri, i maschietti. Il gioco era palla battaglia e noi bambine vincemmo ventidue a sedici. Vidi Arturo confabulare con i ragazzi e poi girarsi con fare minaccioso: - Addosso, ragazzi! - Esclamò. Nemmeno riuscii a pensare qualcosa prima di ricevere Arturo addosso. La mia squadra era stata travolta da quella maschile. I più grandi sollevarono le più grandi tra di noi e ci trascinarono in acqua. Le bambine dalla riva tifavano per me, ma Arturo mi aveva caricato sulle spalle e non voleva sentire ragioni. - Hai voluto la bicicletta? Adesso pedala! - Esclamò tuffandosi. Mi sollevai sputacchiando acqua. - Arturo questa me la paghi! - - Sempre disponibile per te! - Rispose lui uscendo di corsa con i ragazzi. Io e le ragazze buttate in acqua con me decidemmo di aggredirli alle spalle e li spintonammo nella sabbia. Quando si sollevarono erano totalmente insabbiati. - Sembrate delle sogliole impanate! - Esclamai. - Rack! Cara, fatti abbracciare! - Esclamò Daniele, uno degli alleati di Arturo. - Eh no, stavolta no! - Gridai scappando. Feci per girarmi, ma dietro avevo Arturo, tutto insabbiato. - Ok, ok! Pace! Facciamo tutti il bagno assieme, vi va? - Dissi. I ragazzi si tuffarono tutti contenti di averla avuta vinta su di noi e noi ragazze glielo lasciammo credere. D’altronde si sa, le ragazze sono più intelligenti. Un giorno mia mamma mi chiese di tornare a casa un giorno per accompagnare lei e mia sorella alla stazione. Dopo aver convinto con duecento moine Fabio, promettendo che sarei tornata in tempo per la serata dell’animazione, mi diede il permesso per andare. Per una sera - aveva detto - sarebbero riusciti a fare a meno di me. Mantenni la promessa e esattamente ventiquattro ore dopo essere partita ero tornata di nuovo al campeggio. Salutai rapidamente tutti e poi entrai in camera mia per infilare la maglietta dello Staff. Aprii la porta e vidi Arturo. Mi abbracciò, ma vidi i suoi occhi per una frazione di secondo sufficiente a farmi notare che erano lucidi. - Ciao, Rachele. - Disse. Poi uscì in fretta dalla stanza. Io mi avvicinai al mio letto alla ricerca di qualcosa che potesse averlo scioccato così e quando vidi il mio quaderno messo nello zaino come capitava capii. E nello stesso momento mi spaventai da morire.
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