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Stasera 'Serata karaoke', ~ Romantico

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Lyra‚
view post Posted on 14/1/2014, 11:28




✶ Stasera 'Serata Karaoke'





Indice

L'arrivo
Lo staff
Arturo
Il Casalingo
Egle



RoseDivider



L'arrivo

Il giorno dell’arrivo di Rachele al campeggio era un giorno di sole di inizio luglio.
Aveva salutato le bambine del suo oratorio giusto ventiquattro ore prima e adesso si trovava alla reception del campeggio dove avrebbe dovuto passare i seguenti due mesi. La sua prima estate da animatrice turistica, proprio nel campeggio dove aveva passato le due estati più belle della sua vita.
La terza stava per cominciare, ed era certa che sarebbe stata ancora più bella delle precedenti.



- Buongiorno, cosa posso fare per lei? - Chiese la signorina alla reception.
- Mi chiamo Rachele, sono la nuova animatrice… - Iniziai.
- Rachele, ciao! - Esclamò un uomo, arrivando alla reception.
Lo riconobbi al volo: era il capo animatore, si chiamava Fabio. Mi strinse la mano sorridendo e mi guidò alla casetta degli animatori, un bungalow minuscolo proprio accanto al minimarket.
Non mi avrebbe dovuto guidare, per la verità, perché nelle due estati precedenti le mie giornate giravano attorno a quella costruzione, cercando di vedere gli animatori: con la scusa di fare la spesa, di buttare la spazzatura, di recuperare il mio cuginetto che era andato chissà dove… finivo sempre per gironzolare innocentemente da quelle parti, gettando uno sguardo nel minuscolo giardino con l'intenzione di vedere qualcuno.
Nonostante i miei molti appostamenti strategici, non l’avevo mai vista da dentro e dovetti ammettere che era decisamente più grande di quanto mi aspettavo: c’era un ingresso con un divanetto, una TV e un tavolo, un minuscolo bagno e due camere; quella dei ragazzi aveva due letti a castello e quella delle ragazze aveva un letto a castello e una brandina.
Fabio mi fece cenno di entrare e accennò col capo alla brandina.
- Puoi sistemarti qui. Al momento Stefania ed Elisabetta si stanno dedicando al corso di aerobica, mentre Lele e Stefano sono sul campo da calcio con i ragazzini dello sport. Arturo si sta facendo la doccia, quindi hai un po' di tempo per ambientarti. -
Fabio parlava tanto come sempre, in questo non era cambiato affatto.
- Bene, grazie. -
- Stasera durante la riunione parleremo del da farsi, ora pensa solo a ritagliarti il tuo spazio e riprenderti. È andato bene il viaggio? -
- Faticoso, ma bene, sì, grazie. -
Il telefonino che squillava lo obbligò ad allontanarsi con un sorriso di scuse, lasciandomi sola con quello che sarebbe stato il mio rifugio per i due mesi successivi. Due mesi al mare, lontana da casa e dalla mia famiglia, assieme a ragazzi più o meno sconosciuti.
Sospirai, chiudendo gli occhi. Se me l'avessero detto, l'estate prima, non ci avrei creduto. Invece eccomi qui, ad iniziare questa avventura tutta da sola.
Svuotai la valigia, ficcandola a forza sotto la brandina e cercando un posticino nell'armadio per tutte le mie cose. Non avevo ancora trovato abbastanza appendiabiti per le mie cose, quando la porta si spalancò, aperta da Elisabetta con la sua solita energia.
- Rachele! Sei puntualissima! - Esclamò allegramente, correndo ad abbracciarmi e quasi soffocandomi con il suo metro e ottanta di pura vitalità.
Stefania mi abbracciò con dolcezza, gentile e sorridente com'era sempre e mi chiese se il viaggio fosse stato piacevole. L'avevo conosciuta due anni prima in quello stesso campeggio, mentre ero solo una sedicenne in vacanza con i suoi genitori e sua cugina.
Ci eravamo state subito simpatiche - forse grazie al fatto che condividevamo il metro e sessanta scarso di altezza - ed ero stata proprio sollevata quando avevo scoperto che sarebbe stata nel mio stesso staff. Nella confusione delle chiacchiere e dei saluti, la porta si aprì inaspettatamente.
- Si può sapere perché fate… oh, scusa, non sapevo tu fossi arrivata! -
Il mio cuore mancò un battito.
Il ragazzo sulla porta era alto e asciutto, con i riccioli neri e gli occhi color cioccolata, grandi e luminosi, in mezzo al viso dai lineamenti perfetti. Era a torso nudo, con i capelli bagnati e spettinati, il costume nero a fiori hawaiani e i sandali neri, ed era ancora più bello di come me lo ricordavo.
- Ciao. - Dissi, stupendomi di come la mia voce suonasse infantile.
Lui mi sorrise come solo lui sapeva fare.
- Ciao Rachele, benvenuta. Ti avverto, con quelle due in camera passerai i guai! - Disse.
Elisabetta gli lanciò un cuscino e Arturo lo schivò per un soffio. Il cuscino andò a colpire Lele, che stava rientrando in quel momento sudato da morire. Rilanciò il cuscino alla sua proprietaria e gridò che era stanco e non aveva voglia di scherzare.
Dietro di lui comparve un ragazzo con i capelli castano chiaro e gli occhi azzurri, che appena mi vide mi venne incontro e mi strinse la mano con un sorriso suadente.
- Tu devi essere Rachele, giusto? Io sono Stefano, piacere. -
- Piacere mio. - Dissi io.
Non l'avevo ancora incontrato, dato che alla riunione prima della partenza non aveva presenziato, avendo un esame in università: Stefano era all'ultimo anno di scienze politiche, ma il suo più grande sogno era ancora quello di diventare centrocampista della Fiorentina.
- Puzzi come un’animale, Step, fatti una doccia per carità! - Esclamò Elisabetta, tappandosi il naso con due dita e sventolando l'aria davanti a sé con aria plateale.
Scoppiammo a ridere tutti contemporaneamente, Stefano le rivolse una linguaccia e poi entrò nella sua stanza.
- Ci vediamo dopo. - Disse Arturo, lanciandoci un sorriso prima di andarsene.
Un momento prima di uscire, però, si girò e mi fece un occhiolino. Arrossii di botto e per mimetizzare l'imbarazzo mi costrinsi a cercare qualcosa di inesistente tra la robaccia ancora alla rinfusa sul letto, in modo da permettere alle mie guance di tornare a un colore normale prima di affrontare una conversazione con Stefania ed Elisabetta.
- Tieni, queste sono le magliette dello staff. - Mi disse Stefania porgendomi delle magliette.
- Quella per la sera è simile a quella dell’anno scorso, solo che è rossa con le scritte bianche. - Spiegò la Eby.
Infilai una magliettina aderente sintetica e sopra la maglietta rossa dello staff.
- Ti sta proprio bene, sai? Il rosso ti dona! - Esclamò la Stefy.
Mi specchiai un momento e dovetti ammettere che aveva ragione.
Con i pantaloni alla pescatora di jeans che indossavo facevo proprio una bella figura. Legai i capelli in una coda di cavallo e poi seguii Stefania ed Eby fuori, Lele e Stefano si erano fatti la doccia e Arturo si era vestito.
Dopo mangiato mi spiegarono che quella sera ci sarebbe stato DJ Alessio e per questo potevamo stare tranquilli per il funzionamento della serata.
Mi sembrò davvero molto strano stare seduta dietro la consolle dello staff mentre nell’aria si spandevano le note di una canzone che sapevo già a memoria.
“Buonasera bella gente come va, su le mani e il ritmo salirà… ritmo yeo, ritmo yeo… ci facciamo tutta la notte…”
L’avevo sempre ascoltata seduta su una panchina con aria indifferente quando in realtà mi mangiavo gli animatori con gli occhi, nelle due estati prima di quella.
Alle 20.45 in punto era il mio momento. Mio e di Arturo, ovviamente.
- Bene, diamo il benvenuto alla nostra Rack con una canzone in suo onore, cosa le mettiamo? -
I bambini chiesero la loro canzone preferita e noi attaccammo a ballare. Adoravo la Baby Dance e mi divertivo da matti. Dopo sei pezzi per bambini io e Arturo lasciammo che DJ Alessio prendesse la parola e mettesse su le canzoni che preferiva.
- Bene, adesso proviamo una nuova canzone. Quando io vi indico, dovete dire ‘paraponziponzipò’, ok? - Disse circa a metà serata.
- Oh no, l’hully-gully è l’unico ballo di gruppo che non sono mai riuscita ad imparare! - Dissi alla Stefy.
- Consiglio dell’ultimo istante: guarda Arturo, lui sa solo questo! - Disse lei ridendo.
Guardare Arturo… difficile fare il contrario! Avevo passato praticamente metà dell’anno a sognare di lavorare con lui e a scrivere storie su quando avremmo lavorato assieme e adesso che mi capitava l’occasione non riuscivo a rendermene bene conto.
Seguire la naturalezza di Arturo non fu affatto difficile e in meno di un minuto avevo imparato l’hully-gully. Ad animazione finita noi sette ci ritrovammo tutti nel giardinetto davanti al bungalow a parlare della serata successiva: sarebbe stata la serata karaoke e serviva gente che cantasse.
- Arturo canta I Watussi e Lele ha bisogno di una partner per Vivo per lei, Rachele lo puoi aiutare tu? - Disse Fabio.
- Va bene. Però non assicuro niente. - Dissi io.
- Non preoccuparti, dopo che ha cantato Arturo perfino Lele sembra davvero Bocelli! - Disse Stefano ridendo.
Risi anche io e dopo aver deciso come sarebbe stato l’ordine di arrivo andammo a dormire.
Io, la Stefy e la Eby eravamo a letto quando la Stefy mi chiese:
- Che fai domani? -
- Non lo so, pensavo di restare qui a riposare. - Dissi.
- Io e Eby andiamo a Porto S. Stefano a prendere il sole, vuoi venire? - Chiese.
- Volentieri, grazie! - Esclamai.


Edited by Lyra‚ - 11/3/2014, 22:04
 
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Lyra‚
view post Posted on 14/1/2014, 11:44




Lo staff




La mattina dopo erano quasi le dieci quando la Eby si svegliò. Io e la Stefy eravamo già in costume e con le borse pronte e avevamo anche fatto colazione quando la Eby decise che era ora di alzarsi. Dopo i suoi interminabili preparativi, alle undici e mezza eravamo in macchina e la Eby stava guidando. Mi sentivo strana.
Ero in macchina con due ragazze che per me erano quasi delle sconosciute, eppure mi sentivo stranamente euforica. Pensai a quanto ero diventata grande: avevo già diciotto anni e stavo andando a fare una gita con le mie colleghe di lavoro!
Quando ne avevo sedici ed ero andata in campeggio per la prima volta non avrei mai immaginato che un giorno sarebbe arrivato un momento come quello.
La giornata a Porto S. Stefano fu una delle più divertenti della mia estate, almeno fino a quel momento: Stefania ed Eby mi trattarono come una vecchia amica e mi raccontarono la loro vita al di fuori di quei tre mesi.
La Stefy era di Roma e insegnava tutto l’anno fitness ed aerobica a giovani e adulti, adorava giocare a tennis e andare al mare, aveva compiuto ventiquattro anni il cinque di marzo e aveva un diploma in scienze della comunicazione. La Eby invece aveva compiuto ventitré anni il ventidue di gennaio e aveva finito da un anno il corso in veterinaria. Per mantenersi durante l’anno lavorava come commessa in un negozio di articoli da regalo, anche se il suo sogno era quello di viaggiare e al suo ritorno di fare la veterinaria.
Nessuna delle due aveva accennato a fidanzati o meno, ma io non ero il tipo che si faceva gli affari degli altri, così non chiesi niente a nessuno.
Anche io le misi al corrente della mia vita: avevo compiuto diciotto anni il ventuno aprile, mi mancava un anno per finire il classico e poi forse mi sarei scritta a chimica, o forse alla facoltà di inglese. Avrei tanto voluto diventare chimico oppure Carabiniere dei RIS.
Alle sei e mezza ritornammo al campeggio, allegre e riposate.
Dopo una bella doccia mi sedetti davanti alla casetta degli animatori con il mio manga preferito a fare asciugare un po’ i capelli mentre aspettavamo che tornassero gli altri.
Per primo tornò Fabio, che era andato in bici al parco della maremma, poi tornarono Stefano e Arturo, mentre Lele ancora non si vedeva.
Eravamo tutti e quattro nel minuscolo soggiorno e Fabio era su tutte le furie.
- Dov’è quello scansafatiche di Lele? - Chiese irritato.
- Noi non l’abbiamo visto. - Dissero Stefano e Arturo, che stavano mangiando un panino ancora con gli zaini in spalla.
- Nemmeno noi e siamo arrivate da un sacco di tempo! - Esclamò Eby.
- In questo campeggio la puntualità è un optional! Diciamo alle sette e un quarto e alle sette e un quarto bisogna essere qui! - Gridò Fabio.
In quel momento dalla porta della camera dei ragazzi sbucò Lele.
- Che succede? -
Aveva la faccia assonnata, i capelli spettinati e su una guancia si vedevano le pieghe del cuscino. Scoppiammo tutti a ridere, persino Fabio.
- Poltrone, sei stato tutto il giorno in bungalow a dormire! - Esclamò la Stefy.
- Ognuno si diverte come vuole! - Replicò Lele.
- Ok, adesso che ci siamo tutti possiamo andare a mangiare. - Disse Fabio.
Ci riunimmo a cena e poi preparammo l’animazione.
Alle nove e un quarto Arturo doveva iniziare la serata karaoke con la sua canzone.
Mi sistemai dietro la consolle degli animatori a gustarmi la sua performance.
Era più bello di come me lo ricordassi: i suoi folti capelli castano scuro erano mossi e lucenti e gli scivolavano ai lati del viso ovale che sembrava quello di un attore del cinema. I suoi grandi occhi color cioccolata avevano quell’espressione dolcissima e semplice che mi aveva fatto innamorare l’anno prima. Era un po’ più alto dell’anno precedente, ma la magliettina rossa gli scivolava sulla schiena con la stessa delicatezza, mettendo in risalto le sue spalle asciutte. Per un anno intero avevo sognato di abbracciarlo, ma ancora non ce n’era stata l’occasione. Mentre mi perdevo, come al solito, nelle mie fantasie, Arturo scese dal palco e mi si avvicinò.
- Allora, come ti sono sembrato? - Chiese.
- Niente male. - Risposi io - Ma credo che tu sia un po’ sprecato a cantare solo quella. Anche l’anno scorso hai cantato i Watussi, perché non cambi un po’? -
- Sai che hai ragione? Ci penserò, magari la prossima volta cambio canzone. In effetti mi sono stufato anche io. Aspetta però, tu l’hai sentita anche l’anno scorso, eh? Ma certo, adesso mi ricordo! Sei quella ragazza che mi ha aiutato alla serata dello sport, giusto! Ecco dove avevo visto la tua faccia! -
- Già, sono proprio io. - Dissi cercando di sembrare tranquilla.
- Beh, si vedeva che avevi la stoffa dell’animatrice. - Disse lui.
Lele mi passò di fianco e mi disse:
- Andiamo a fare la nostra bella figura, Rack. -
Feci un cenno di saluto ad Arturo mentre mi avvicinavo al palco.
Salii un po’ titubante e presi il microfono. Mentre Stefano preparava la traccia mi guardai intorno un po’ nervosa. La Eby e la Stefy stavano cercando altra gente per cantare, Fabio stava parlando con un tipo, mentre Arturo guardava proprio dalla mia parte. Ricambiò il mio sguardo e sollevò un pollice in segno di vittoria.
Sorrisi e presi un gran respiro: la canzone stava per cominciare.
Mi impegnai come avevo fatto poche volte, consapevole della parte importante che avevo. Ero tanto concentrata che non sentivo nemmeno la gente sotto il palco.
Quando la canzone finì, Fabio prese la parola e disse:
- Si può anche applaudire, abbiamo trovato un’artista in erba! -
- Non posso credere di essere io, vero? - Disse Lele.
- Infatti no, non dovresti nemmeno fartele queste domande! Un bell’applauso alla nostra Rachele! -
Gli applausi non finivano mai, evidentemente eravamo stati davvero bravi e io e Lele scendemmo ridendo dal palco.
Mentre cantavano altri ospiti del campeggio, Stefania e Step vennero a farmi i complimenti. Inutile cercare di difendersi, sembrava proprio che avevano trovato la nuova Giorgia.
- Vi dico che non sono così brava di solito! È stata una coincidenza! - Dissi.
- Lasciamola in pace, poveretta, va a finire che per lo spavento che le stiamo facendo prendere non canta davvero più! - Esclamò Lele venendo in mio soccorso.
La serata si concluse con la sigla dell’anno e poi ce ne andammo tutti a letto.
Nonostante tutto quello che avevo detto a Step e alla Stefy, io sapevo benissimo che ero stata così brava perché non avevo voluto deludere Arturo. Questo, però, non avrebbe dovuto saperlo nessuno.
I giorni passarono e in campeggio mi sentivo a casa ogni giorno di più.
Era passata una settimana ormai da quando ero arrivata, ei miei genitori erano venuti a trovarmi con mia sorella per il week-end.
Arturo, che stava facendo con me il programma del baby show, appena capì che quelli erano i miei genitori, si dimostrò così gentile che quasi mi commosse, salutando perfino Giulia con tutta la cortesia del mondo.
Quella sera mi lasciò cenare con i miei, facendo la baby dance da solo, anche se Fabio non era del tutto d’accordo. La settimana successiva fare le solite cose era piuttosto imbarazzante, dato che sapevo i miei genitori nei paraggi. Nonostante quello, la serata baby show fu un successo: non solo perché io e Arturo eravamo due organizzatori eccezionali, ma perché con l’aiuto di Lele e Stefania lo spettacolo, da già bello, divenne assolutamente fantastico. Avevamo organizzato due serate balli di gruppo, una sfida figli contro genitori, due gare maschi contro femmine e due serate cabaret e quasi sempre al centro delle scenette c’eravamo io e Step.
Con Stefano, chiamato Step da tutti per il suo fisico atletico (e anche perché tutte le ragazzine del campeggio sospiravano per lui), andavo abbastanza d’accordo. Era simpatico e spiritoso, aveva sempre la battuta pronta e non riusciva a stare serio nemmeno quando doveva esserlo.
Andare a buttare la spazzatura o riordinare il soggiorno erano compiti troppo alti per lui che faceva essenzialmente ‘lavorare il cervello’, ma quando gli si chiedeva di preparare delle domande per i giochi diceva di essere più portato per i lavori manuali. Lui e Arturo erano come fratelli e anche io stavo imparando a volergli bene.
 
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Lyra‚
view post Posted on 26/1/2014, 16:27





Arturo


I miei genitori ripartirono con Giulia una domenica mattina. Quel giorno io avevo deciso di fare la ‘Lele’ della situazione, restando in bungalow a poltrire tutto il giorno. Eby e Stefy avevano deciso di andare alle terme e i ragazzi avevano tutti qualcosa di meglio da fare.
Mi svegliai abbastanza presto, feci una colazione tranquilla e poi uscii per comprarmi Rave ed Inuyasha, i miei manga preferiti. Mi sedetti sulla sedia a sdraio nel giardino e lessi Inuyasha gustandomi ogni singola vignetta.
Pranzai con un gelato e poi mi feci un lungo sonnellino, fino alle sei.
Feci una bella doccia e poi mi distesi sul letto a leggere Rave.
Fu in quel momento che sentii la mia porta aprirsi e vidi la testa bruna di Arturo fare capolino.
- Disturbo? - Disse.
- No, no, affatto! Vieni pure. - Dissi io, nascondendo Rave sotto il cuscino.
- Che stavi leggendo? -
- Una scemenza. Avevi bisogno di qualcosa? -
Si sedette sul mio letto, vicinissimo a me.
- Come ti trovi qui? -
- Una favola, perché? -
- Così, ci tengo che tu stia bene con noi. -
- Non preoccuparti, sto benissimo. -
- E poi vorrei parlare un po’, non abbiamo parlato quasi mai, noi due. -
- E ogni volta che iniziavamo arrivava qualcuno ad interromperci. - Dissi io.
- Già. Allora, sentiamo, che fai in città? -
- L’animatrice dell’Oratorio, principalmente. E poi odio greco e amo chimica. - Dissi.
- Beh, ci somigliamo: vado spesso in Oratorio, odio italiano e adoro matematica. - Disse lui.
Poi scoppiammo a ridere insieme.
- Perché ridiamo? Non c’è niente di divertente in quello che abbiamo detto! - Dissi.
- Lo so, però fa ridere! - Disse lui.
Era tanto vicino a me che potevo vedere i riflessi verdi e ambra nei suoi occhi castani. Per un istante ci fissammo negli occhi in silenzio, poi la Stefy aprì la porta buttandosi sul letto e Arturo si alzò sorridendo.
- Come al solito dobbiamo rimandare le nostre chiacchiere. Ci vediamo dopo. - Disse lui. Uscendo mi rivolse un occhiolino con aria complice.
- Rachele, Rachele, non ti innamorare del nostro Orto, perché lo sai che se ti beccano con lui vi licenziano in tronco! - Esclamò la Eby.
- Anche se è difficile ti devi trattenere. Nessuno deve nemmeno pensare che tra di voi ci sia del tenero. - Completò la Stefy.
- Ma tra di noi non c’è del tenero! - Mi difesi.
- Credimi, so riconoscere i sentimenti delle persone e poi ci sono passata anche io. - Disse la Stefy con dolcezza.
- E poi non deve parlare al passato, perché ci è dentro in pieno! - Disse la Eby.
- Davvero? - Dissi con tono incredulo, anche se in realtà avevo già le mie teorie…
- Perché, non si vede che lei e quello stangone con la faccia da tonto si fanno gli occhi dolci ogni due per tre? - Disse la Eby sarcastica.
- Non ha la faccia da tonto! - Esclamò la Stefy ridendo.
- Ho capito. Comunque tra me e Arturo non c’è proprio niente. - Dissi io.
Per la serata era stata prevista la proiezione di un film e perciò passammo una serata molto rilassante. In più Pirati dei Caraibi - La maledizione della prima luna mi piaceva molto e quindi mi divertii anche. La mattina dopo, al Baby Club in spiaggia, io e Arturo ci mettemmo in due squadre diverse. Io ero con i rosa, le bambine e Arturo con gli azzurri, i maschietti.
Il gioco era palla battaglia e noi bambine vincemmo ventidue a sedici.
Vidi Arturo confabulare con i ragazzi e poi girarsi con fare minaccioso:
- Addosso, ragazzi! - Esclamò.
Nemmeno riuscii a pensare qualcosa prima di ricevere Arturo addosso. La mia squadra era stata travolta da quella maschile.
I più grandi sollevarono le più grandi tra di noi e ci trascinarono in acqua. Le bambine dalla riva tifavano per me, ma Arturo mi aveva caricato sulle spalle e non voleva sentire ragioni.
- Hai voluto la bicicletta? Adesso pedala! - Esclamò tuffandosi.
Mi sollevai sputacchiando acqua.
- Arturo questa me la paghi! -
- Sempre disponibile per te! - Rispose lui uscendo di corsa con i ragazzi.
Io e le ragazze buttate in acqua con me decidemmo di aggredirli alle spalle e li spintonammo nella sabbia.
Quando si sollevarono erano totalmente insabbiati.
- Sembrate delle sogliole impanate! - Esclamai.
- Rack! Cara, fatti abbracciare! - Esclamò Daniele, uno degli alleati di Arturo.
- Eh no, stavolta no! - Gridai scappando.
Feci per girarmi, ma dietro avevo Arturo, tutto insabbiato.
- Ok, ok! Pace! Facciamo tutti il bagno assieme, vi va? - Dissi.
I ragazzi si tuffarono tutti contenti di averla avuta vinta su di noi e noi ragazze glielo lasciammo credere. D’altronde si sa, le ragazze sono più intelligenti.
Un giorno mia mamma mi chiese di tornare a casa un giorno per accompagnare lei e mia sorella alla stazione. Dopo aver convinto con duecento moine Fabio, promettendo che sarei tornata in tempo per la serata dell’animazione, mi diede il permesso per andare. Per una sera - aveva detto - sarebbero riusciti a fare a meno di me.
Mantenni la promessa e esattamente ventiquattro ore dopo essere partita ero tornata di nuovo al campeggio. Salutai rapidamente tutti e poi entrai in camera mia per infilare la maglietta dello Staff.
Aprii la porta e vidi Arturo. Mi abbracciò, ma vidi i suoi occhi per una frazione di secondo sufficiente a farmi notare che erano lucidi.
- Ciao, Rachele. - Disse.
Poi uscì in fretta dalla stanza. Io mi avvicinai al mio letto alla ricerca di qualcosa che potesse averlo scioccato così e quando vidi il mio quaderno messo nello zaino come capitava capii. E nello stesso momento mi spaventai da morire.

 
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Lyra‚
view post Posted on 9/2/2014, 18:45




Il Casalingo



Qualche sera dopo ci fu di nuovo la serata karaoke: dopo la mia performance a detta di tutti straordinaria mi assegnarono un pezzo da sola. Scelsi Gioia dei Modà, giusto per non sprecarmi ad imparare le parole.
- Lele canta con Jessica, è arrivata sabato scorso, mentre tu Orto hai comunque l’inizio. Scegli tu che vuoi cantare, anche se sono certa che canterai I Watussi. -
- No, stavolta no. -
- Ok, come vuoi. - Replicò Fabio.
La sera stessa toccò a me aprire la serata, dato che Arturo aveva detto che non se la sentiva. Presi il microfono e come al solito la magia delle note mi fece scordare la gente che mi stava ascoltando. Scesi e come al solito ricevetti un sacco di immeritati complimenti. Arturo cantò alla fine della serata e riconobbi la canzone alla seconda parola:
- Anche quando ci buttiamo via per rabbia o per vigliaccheria, per un amore inconsolabile. -
Mi venne quasi da piangere: Arturo stava cantando La forza della vita!
Dietro quella canzone c’era una lunga storia: in una storia che scrivevo per la mia amica Lucia, la protagonista (che poi ero io) piangeva disperata tra le braccia di Arthur, il ragazzo di cui era innamorata. A un certo punto lei diceva che non se la sentiva di andare avanti e lui rispondeva dicendo una frase della canzone, che diceva di non lasciarsi andare.
Alla fine della canzone, mentre Fabio faceva i saluti finali e annunciava che la sera dopo ci sarebbe stata la serata Luna Park, Arturo mi si avvicinò.
- Ti è piaciuta la canzone? -
- Moltissimo. -
- Era per te. - Disse in un sussurro.
- Lo so. - Risposi quasi senza usare la voce.
- Per dirti di non lasciarti andare mai, di non lasciarmi senza te. - Mi disse lui sottovoce.
Gli sorrisi. Forse era l’unica cosa giusta da fare in quel momento, perché lui rispose al sorriso con gli occhi che gli brillavano. Attesi la domenica quasi con ansia, speravo che Arturo ed io saremmo rimasti di nuovo da soli per chiacchierare.
La scena era del tutto simile a quella di qualche giorno prima: ero sul letto a leggere Rave, quando entrò lui.
- Ciao, che leggi? -
- Una sciocchezza. - Risposi.
- Prima o poi mi farai leggere anche a me qualcuna delle tue sciocchezze? -
- Può darsi. - Risposi io.
Mi sedetti accanto a lui sul letto e dissi.
- Sai, ho in mente quel pezzo del Casalingo che fa ‘e fare torte e biscotti’… -
Ma non potei finire la frase.
Arturo aveva appoggiato le sue labbra sulle mie.
Rimanemmo così, immobili, per un istante che mi sembrò infinito e poi lui si allontanò e continuò con la voce rotta per l’emozione:
- ‘mamma mia che bontà’. -
E poi facemmo la cosa che più si addiceva a noi, lì, in quell’istante: scoppiammo a ridere.
Dopo la nostra risata, ci fissammo negli occhi. Quello che ci scambiammo dopo fu un vero bacio. Niente a che vedere con quelli che avevo dato a Pierluigi, due estati prima. Era un vero bacio. Fu la cosa più dolce, romantica, magica e… sbagliata che io avessi mai fatto.
- Artù, no. - Dissi allontanandomi di colpo.
- Cosa? - Disse lui sorpreso.
- Siamo colleghi e tra colleghi non possono nascere relazioni. -
- Che sciocchezza, l’amore non si può comandare! Tu mi piaci da morire, non posso non innamorarmi di una come te solo perché fa l’animatrice nel mio stesso campeggio! -
- Hai ragione. Anche tu mi piaci da morire, però non possiamo stare assieme. -
Arturo sospirò. Poi mi prese una mano e intrecciò le sue dita alle mie.
- Ok. Giuro che non tenterò più di dimostrarti quanto mi piaci in pubblico. Però continuerò a pensarti assieme a me. E tutte le volte che ci vorremo dire quanto ci vogliamo bene basterà dire ‘e fare torte e biscotti…’ - Disse.
- ‘mamma mia che bontà.’ - Completai io.
Si alzò e sulla porta si girò verso di me.
- E… Rachele? Artù mi piace molto come soprannome. -
Due giorni dopo eravamo in spiaggia a fare gli animatori. Il tempo era decisamente caldo e afoso e invidiavo un po’ Lele e Step che erano in acqua a giocare a pallavolo. Invece io e Artù stavamo facendo una gara di castelli di sabbia assieme ai bambini. Il caldo era talmente intenso che quando fu l’ora di fare il bagno l’acqua aveva una temperatura accettabile, invece che quella sottozero che aveva di solito.
Anche al baby club pomeridiano faceva decisamente caldo. All’improvviso, proprio mentre giocavamo a Castellone, il cielo si riempì di nuvole.
In meno di cinque minuti pioveva da morire. Io presi per mano i bambini più piccoli e li accompagnai tutti ai loro bungalow. Quando ritornai alla nostra casetta ero bagnata fradicia e tutta infreddolita.
Entrai e lasciai una pozza d’acqua sulla soglia. Step mi vide e scoppiò a ridere. Si affacciò nella stanza dei ragazzi dicendo:
- Orto, guarda! Un pulcino bagnato ha sbagliato nido! -
Arturo si affacciò e mi vide tremante sulla porta. Prima sorrise, poi non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere di gusto. Mi raggiunse e mi posò sulle spalle un asciugamano:
- Ti sarai presa un accidente! - Esclamò ridendo.
Mentre mi sfregava l’asciugamano sulle spalle vidi Fabio che ci osservava dalla porta della camera dei ragazzi.
- Vado a farmi una doccia bollente, scusami. - Dissi.
Mi sottrassi allo sguardo indagatore di Fabio rifugiandomi in camera mia.
Dopo una bella doccia bollente mi sentivo molto meglio, anche se ero certa di avere qualche lineetta di febbre.
Ciononostante, ballai la baby dance e i balli di gruppo con l’entusiasmo di sempre. Tornammo al bungalow e io, Arturo, Step e Eby ci sedemmo fuori a parlare della serata successiva, che prevedeva un gioco musicale.
- Io faccio la capitana di una squadra e Step tu quella dell’altra. - Disse Eby.
- E noi? - Disse Arturo.
- Mery, Lele e Stefy ci danno una mano con i punteggi, i fogli da portare e via dicendo. Orto, tu devi stare dietro alla consolle. - Spiegò.
- E sentiamo, miss ‘sono informata, io’, come mai Fabio non è qui a dirci cosa dobbiamo fare con quella sua aria da ‘fantastica idea, ma la mia è meglio?’ -
- Step, non essere antipatico. - Disse Arturo.
- Io non sono mai antipatico. - Rispose Step.
- Comunque doveva fare una telefonata urgente. -
- Scusate, ma vado a dormire, sono distrutta. - Dissi alzandomi.
- Buonanotte Rack. - Dissero in coro Step ed Eby.
- Buonanotte Rachele. - Disse Arturo un momento dopo, sorridendo.
Mi sdraiai sul letto ancora vestita: stavo decisamente male.
Dall’altra stanza sentivo Stefania e Lele ridacchiare.
“Ed ero io quella che non si doveva innamorare dei colleghi!” Pensai.
La mattina dopo non avevo nessuna voglia di alzarmi. Girai per casa come uno zombie fino all’ora di andare in spiaggia. Rimasi in coma per tutto il tempo del baby club e il mio bagno durò un minuto o forse due.
Dopo pranzo mi distesi un momento sul letto e mi addormentai profondamente.
Quando sentii un bacio leggero su una guancia aprii gli occhi lentamente. Le labbra di qualcuno erano appoggiate sul mio viso con dolcezza, come se non avesse voluto davvero svegliarmi. Quando riconobbi gli occhi color cioccolata di Arturo sorrisi.
- Non avevi detto che non avresti più dimostrato che ti piacevo? -
- Siamo da soli e tu eri così carina che non ho saputo resistere. Comunque alzati, è ora di andare. -
- Metto una felpa e vengo. - Dissi io.
Arturo mi guardò storto.
- Una felpa? Rachele, ci sono 33 gradi fuori! -
- E allora? Io sento freddo! - Esclamai.
Mi appoggiò una mano sulla fronte e poi esclamò:
- Avrai 40 di febbre, ci credo che senti freddo! -
Uscì di corsa e poi entrò Step al suo posto.
- Ha detto Fabio che non ti devi muovere dalla camera e che adesso arriva la Stefy con un termometro. - Poi sorrise - E così ti fai fare le coccole da Orto, eh? - Disse.
Avvampai e tentai di balbettare una risposta.
- Orto me l’ha detto che gli piaci un sacco. Siete bellini assieme, dico davvero. -
Stefania entrò in quel momento e mi diede una busta di ghiaccio secco e un termometro: Arturo aveva quasi ragione, avevo 38,9.
Rimasi in bungalow tutto il pomeriggio, a sonnecchiare sulla brandina. Ogni tanto mi veniva a trovare qualcuno dello Staff, soprattutto le ragazze.
 
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Lyra‚
view post Posted on 11/3/2014, 22:04




Egle



Quella sera dovetti rimanere al bungalow, così mi persi l’animazione.
Alle dieci in punto però, sentii la porta aprirsi. Feci finta di dormire, ma quando vidi Arturo affacciarsi alla porta della stanza aprii gli occhi e gli sorrisi.
- Finalmente possiamo stare davvero da soli. - Disse lui sedendosi accanto a me.
- Devi tornare dagli altri, no? -
- Ho chiesto a Fabio se potevo venire a vedere come stavi, dato che Lele può sostituirmi cinque minuti dietro la consolle. -
Mi misi seduta accanto a lui e mi baciò sulla bocca.
- Ti prenderai la febbre anche tu. -
- Meglio, così stiamo qui malati tutti e due. - Replicò lui senza allontanarsi. - Ti abbiamo dedicato una canzone, io e i bambini, così magari guarisci prima. -
- Che teneri. -
- Hanno voluto ballare la tua canzone preferita della baby dance, io ovviamente sapevo che cosa avresti voluto. -
- E sentiamo, cosa hai proposto, Casanova? - Dissi sorridendo.
- Il casalingo. - Rispose lui semplicemente.
Rimasi un attimo in silenzio. La luce della piccola lampada alle mie spalle si specchiava nei suoi occhi profondi.
- ‘e fare torte e biscotti’ - Bisbigliò lui.
- ‘mamma mia che bontà’. - Replicai io.
Stavolta però non scoppiammo a ridere. Mi appoggiai a lui e lui mi abbracciò stretta. Quante notti avevo sognato quel momento.
- Come faremo, Artù? Non possiamo stare assieme! -
- Non pensarci. Siamo assieme, adesso. - Sussurrò lui.
Ci baciammo ancora, poi lui disse che era ora di andare.
Sarebbe tornato poco dopo, alle 11.45, in compagnia di tutti gli altri dello Staff. Ma a quell’ora io dormivo già da un pezzo.
La mattina dopo mi sentivo in formissima, la febbre mi era passata del tutto ed ero carica di energie. Peccato che fosse domenica.
Ne approfittai per andare con Stefania alle terme di Saturnia.
Facemmo un lunghissimo discorso su Arturo e Lele. Lei mi raccontò che, anche se Lele aveva un anno meno di lei, per loro era stato amore a prima vista. Erano sempre stati molti discreti, oltre che molto bravi nel loro lavoro e nonostante Fabio sapesse che erano innamorati, non aveva mai detto una parola ai suoi superiori ed erano nello stesso campeggio ormai da cinque anni.
A quel punto dovetti ammettere di essere cotta di Arturo.
- Si capiva, sai? -
- Dici davvero? -
- Da tante piccole cose, da come ridete quando fate la baby dance, da come vi prendete a pugni al baby club, a come siete in sintonia sempre. Se a lui serve il sale, tu glielo stai passando prima ancora che lui lo dica… Ma non mi sembri contenta, dico la verità? -
- Ho solo paura che Fabio ci abbia scoperti. Ha visto Arturo che mi asciugava le spalle con l’asciugamano e ha pensato di sicuro qualcosa. -
- Qualcosa che il tuo ingenuo innamorato ha di sicuro confermato quando ha piantato l’animazione per venirti a trovare. Fabio gli aveva dato il permesso, certo, ma Orto non è stato molto furbo. -
- Pensi che succederà qualcosa adesso? -
- Fabio lo sa che io e Lele ci piacciamo molto, te l’ho detto, ma lavoriamo assieme. Finché non si vede troppo non dirà niente, credimi. Il fatto è che Fabio ce l’ha con Orto per una cosa dell’anno passato. -
- Che è successo? -
- Hai presente la Egle? -
Io la inquadrai: vent’anni passati, bellissima, occhi azzurri, boccoli castani, sorriso smagliante… sì, ce l’avevo presente, fin troppo.
- All’inizio di agosto è andata da Arturo e l’ha baciato. Lui l’ha allontanata in malo modo, lei si è offesa e ha piantato tutto. Insomma, tutto il mese di agosto è stato un delirio: dovevamo gestire tutto in quattro e perfino Fabio ha dovuto sbattersi parecchio. Se Orto fosse stato meno brusco Egle sarebbe rimasta. -
- Ma quindi, secondo Fabio, Arturo doveva starci con lei per non creare casini? -
Stefania sospirò.
- Non lo so. So che Fabio non perdonerà mai Orto se lo scopre con una ragazza, dopo che ha rifiutato Egle ed è successo quel che è successo. -
La nostra discussione finì lì e io decisi di stare ancora più attenta a non farmi vedere con Artù in atteggiamenti - diciamo - equivoci.
Ritornammo a casa e poi andammo a farci la doccia.
Stavo tornando in bungalow con i capelli bagnati e l’accappatoio sotto braccio, quando vidi Arturo abbracciare stretta una ragazza con folti boccoli castani.
Rimasi attonita a fissarli, finché lei non si sciolse dall’abbraccio ed ebbi la conferma che temevo: Egle era tornata. Per passare con noi il resto della stagione.
Entrai nel bungalow riuscendo ad evitarli, ma quando feci per entrare in camera mia vidi che sul letto c’erano due grosse borse e uno zaino della Richmond.
- Scusate, dov’è la mia roba? - Esclamai uscendo nell’atrio.
- Oh scusa, ma vedi, una di noi deve dormire nel divano letto e quel coso puzza di topo, io non ci dormo di sicuro! - Esclamò Egle entrando.
Guardai Arturo dietro di lei, ma lui distolse lo sguardo.
Il mio zaino era buttato ai piedi del divano, sopra al quale c’era un cuscino pulito e una coperta azzurra.
- Quindi ci devo dormire io? - Dissi con un groppo in gola.
- Mi dispiace ma è così, piccina. Non piangere, dai, sei grande per i capricci! - Disse.
Mi diede un buffetto sulla guancia che sembrava più offensivo che affettuoso e poi sparì in quella che era stata la mia camera. Quella notte, sdraiata nel letto che puzzava effettivamente di vecchio, piansi a calde lacrime: quella antipatica era appena arrivata e aveva già preso il mio posto in camera, nel gruppo delle animatrici e forse anche nel cuore del mio re Artù.
 
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