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I primi due giorni servirono a Giorgia per ambientarsi e iniziare la collaborazione con gli altri del comitato: erano tutti piuttosto gentili, anche se lei riusciva a percepire un sottile scetticismo nei suoi confronti. Forse era dovuto al fatto che veniva da Roma, forse alle sue ballerine e alle sue magliette anonime o forse alla sua età, ma quello che era certo era che tutte le sue idee venivano vagliate nel minimo dettaglio, come se i collaboratori di Emilio volessero a tutti i costi trovare un difetto nelle sue proposte. Giorgia però era una che non si scoraggiava davanti alle difficoltà, e in più era stata dotata di una mente creativa e brillante: anche davanti alla peggiore critica riusciva a trovare un modo di far rivalutare la sua idea o di avere un'altra occasione per proporsi e alla fine quasi tutte le sue idee furono accolte favorevolmente. Il mercoledì mattina sarebbero iniziati i lavori di allestimento pratico della mostra e Giorgia si presentò molto presto all'Arengario per presiedere la scelta dei quadri, delle luci e della preparazione della sala al primo piano. - Buongiorno, signorina. - Disse il segretario di Emilio, raggiungendola con il suo tablet tra le mani. - La società che espone ha mandato qui il responsabile per la scelta delle opere. - Sospirando all'idea di avere a che fare con l'ennesimo burocrate monzese, Giorgia si fece dire dove l'aspettava per raggiungerlo e iniziare a lavorare: prima avrebbe finito di parlare con lui, prima sarebbe riuscita ad andare a cena da Elisabetta. L'assistente le aveva detto che poteva trovare Tommaso Alfieri nella sala al primo piano, così Giorgia salì le scale. Appena arrivò al piano di sopra rimase allibita: fino al pomeriggio precedente la grande sala era spoglia e fredda, piena solo dell'odore intenso dell'intonaco e dello stucco con cui avevano ritoccato i soffitti. Ma quel mattino le tende di lino ocra alle finestre ondeggiavano nella brezza mattutina, circondando le finestre da cui si riuscivano a intravedere ritagli di cielo turchese tra un palazzo e l'altro. Il soffitto risplendeva della luce riflessa dell'intonaco immacolato e il pavimento, di un caldo color mattone, si sposava stupendamente con gli arredi in legno scuro: gli scaffali per gli opuscoli, il tavolino per il rinfresco, la scrivania per le informazioni e gli sgabelli e le sedie per i sorveglianti della mostra. In fondo alla sala c'era un uomo: le dava le spalle ed era molto impegnato a sistemare una piantina di edera su una mensola in modo che le sue foglie cadessero dal ripiano in modo grazioso. Era alto, slanciato, con le spalle larghe e le gambe snelle. Indossava una camicia azzurro chiaro a maniche corte, un bel paio di jeans dal taglio elegante e scarpe di tela. Fece qualche passo avanti sforzandosi di fare rumore in modo da essere sentita, ma il ragazzo non si girò. Si schiarì la voce due o tre volte, sperando senza inutilmente di riuscire ad attirare la sua attenzione e alla fine lo raggiunse, scivolandogli di lato per entrare nel suo campo visivo e per guardarlo in faccia. Era molto più giovane di come Giorgia se lo aspettava: doveva avere a malapena trent'anni. Aveva un bel viso dolce, grandi occhi castani con ciglia bionde e i capelli chiari scomposti in ciocche disordinate sulla fronte. L'espressione sorpresa che si dipinse sul volto del ragazzo quando la vide fu giustificata dalla presenza degli auricolari nelle sue orecchie. Rapidamente il giovane si ricompose, si sfilò le cuffiette e sorrise elegantemente. - Non ti ho sentita, scusami. - Disse. - Tommaso Alfieri, responsabile dell'associazione che espone i quadri. - - Giorgia Assisi. La curatrice della mostra. - Tommaso strinse la mano che Giorgia gli tendeva guardandola dritta negli occhi senza dare il minimo segno di imbarazzo. - Allora sei tu la bella romana. Non l'avrei mai detto, non hai l'accento della capitale. - - Sono a Roma da poco. - Tagliò corto Giorgia. Lo sguardo diretto di quel ragazzo la stava mettendo a disagio. Sciolse la mano dalla sua stretta e cambiò rapidamente discorso. - Pensavo che potevamo iniziare a scegliere i quadri per l'esterno e la sala d'ingresso. L'idea è quella di lasciare il meglio per l'ultima sala, dove ci sarà lo stand di offerta per le opere. - - È un'ottima idea! - Disse Tommaso con gli occhi che brillavano. - Hai già deciso cosa esporre per l'inaugurazione? - - Ho diviso le foto dei dipinti in tre gruppi, uno per sala. Per fare la scelta definitiva volevo vedere i quadri dal vivo. Il signor Brigassi mi ha detto che li avresti portati tu. - Rispose Giorgia, rendendosi improvvisamente conto che non avevano nemmeno contemplato il “lei”, nella loro presentazione. - Sono tutti al piano di sotto. Vieni, andiamo a dargli un'occhiata. - Disse Tommaso, facendole cenno di seguirlo con uno sguardo così affascinante che Giorgia fu tentata di rispondergli di no. Mentre scendeva le scale, si impose di comportarsi con quell'affascinante ragazzo biondo come avrebbe fatto con qualunque manager brianzolo stempiato e brizzolato. Il fatto che fosse incredibilmente carino non gli avrebbe concesso di fare breccia nel suo cuore. Non dopo Simone. - Ecco qui. Possiamo guardarli uno ad uno con tutta calma. - Disse Tommaso, mostrando cinque grossi bauli con le fibbie d'ottone aperti, ognuno contenente una decina di tele di ogni dimensione. Giorgia gli scoccò uno sguardo che voleva essere professionale, ma che probabilmente non fu efficace: Tommaso si sedette vicino a lei e le mostrò i quadri ad uno ad uno, descrivendoli tutti con un tale entusiasmo da farla distrarre continuamente, incantata dal suono della sua voce e dal tocco delle sue dita che accarezzavano la tela. Il risultato fu che dopo un baule e mezzo di quadri si sentiva completamente frastornata e non ricordava nulla di quello che aveva visto. Sbattendo le ciglia e realizzando di essere confusa, Giorgia decise di rompere l'incanto della voce di Tommaso dicendo qualcosa. - Questo mi piace. - Disse prendendo in mano una tela ad olio di medie dimensioni. Ritraeva un tramonto incredibile in cui si potevano vedere tutte sfumature di rosso e di arancione esistenti, e forse anche qualcuna che non aveva mai visto prima. Al centro della tela un sole di fuoco spandeva i suoi raggi scarlatti in ogni direzione, in un gioco di onde e linee stupefacente. - È perfetto per la mostra. - Disse ancora, colpita dall'aver trovato per caso un'opera così incredibile. - Lo stile moderno, i colori accesi... è pieno della passione dell'esordiente ma già deciso e convinto. Potrebbe essere il dipinto ideale per la parete appena fuori dalle scale, sono convinta che colpirebbe la vista più di qualunque altra tela.- - Non si può. - Disse Tommaso improvvisamente. - Perché no? È il primo dipinto che mi colpisce davvero! - - Non si può perché non si vende. - - Ah no? - Sbottò Giorgia, mettendosi le mani sui fianchi e sfoderando la sua espressione più agguerrita. - E per quale motivo? - Non si sarebbe fatta sfuggire il miglior quadro visto fino a quel momento - quadro che nelle foto del catalogo non c'era - per un capriccio di quel ragazzo dagli intensi occhi castani. - Perché l'autore non vuole esporlo. - Replicò Tommaso con un sorriso meraviglioso, tanto affascinante che Giorgia ci mise un secondo a trovare il giusto tono piccato per rispondere: - E come fai a saperlo? - - Perché l'autore sono io. - Concluse il ragazzo, sfilando il dipinto dalle mani di Giorgia e riponendolo con gli altri nel baule. Giorgia sbatté le ciglia per un istante, guardando Tommaso far scorrere i dipinti nel baule alla ricerca di un'altra tela da mostrarle. - Se è veramente tuo hai talento. - Disse all'improvviso, parlando prima ancora di rendersene conto. Tommaso sorrise, e i suoi occhi castani scintillarono. - Non avresti detto che sono un pittore? Io l'ho capito subito che tu sei portata per l'arte. - - Ah sì? E da cosa? - Disse Giorgia con un sorriso divertito, incrociando le braccia sul petto - Si capisce da come ti vesti. L'arte è parte di te. - Giorgia distolse lo sguardo, cercando di camuffare il sorriso e le guance rosse, ma Tommaso continuò imperterrito. - L’arte fa parte delle persone… è come la musica. Quando una persona ama la musica o l’arte si vede. È come una luce che gli risplende intorno, come un profumo che si sente a distanza… da come mi vesto io non si vede, ma tu… tu risplendi proprio della creatività che hai dentro. - - E sentiamo, genio, in cosa sarei diversa dalla gente che hai intorno? Non mi sembra di avere macchie di tempera sulla camicia o improbabili foulard multicolori al collo. - Replicò Giorgia, cercando di camuffare sotto un tono di voce scherzoso il vago piacere dovuto ai complimenti. Indossava un paio di ballerine e pantaloni neri, una maglietta bianca a maniche a tre quarti e aveva raccolto i capelli con una molletta di osso sulla nuca. L'unico tocco di colore era una lunga collana di ciottoli d'ambra. - Non è quello che indossi, ma come lo abbini. Bianco e nero sarebbe normale, ma l'ambra... scalda il colore dei tuoi occhi. - Disse Tommaso, avvicinandosi pericolosamente a lei e allungando una mano. Paralizzata da una sensazione che le bloccava la bocca dello stomaco e le impediva qualunque movimento, Giorgia si limitò a deglutire, seguendo le dita di Tommaso che le accarezzavano i grani della collana. - Se mettessi io questi tre colori assieme farei la figura dell’idiota, invece a te stanno d’incanto. Forse è merito del tuo incarnato e dei tuoi capelli bruni. - Continuò Tommaso con un sorriso, mentre alzava gli occhi e Giorgia poteva notare le screziature dorate delle sue iridi color cioccolata. Un leggero capogiro rese Giorgia ancora più confusa, impedendole di distogliere lo sguardo, finché la voce di Emilio non ruppe il silenzio. - Buongiorno Giorgia! Vedo che hai già conosciuto Tommaso. - Disse. Tommaso distolse lo sguardo, facendo un passo indietro, e Giorgia si ricompose meglio che potè per poter augurare il buongiorno al responsabile della mostra. Dopo i convenevoli Emilio si allontanò con Tommaso per sbrigare delle pratiche e Giorgia rimase sola con il suo catalogo e i bauli colmi di quadri. Accertandosi che Tommaso non fosse in giro, aprì il baule e riprese tra le mani l'intenso tramonto che aveva ammirato poco prima. Era meraviglioso, era pieno di forza e di colore. Giorgia scosse rapidamente la testa, nascondendo per bene la tela dietro tutte le altre, sfregandosi poi le dita sui pantaloni come per eliminare anche la più piccola traccia di quel quadro dalla sua memoria. Infuriata con sé stessa per il modo in cui aveva flirtato con Tommaso, aprì il catalogo per sfogliarlo di nuovo. Ci era cascata di nuovo, proprio come l'ultima volta. Tra lei e Simone era iniziata allo stesso modo: lei innocente, lui malizioso. Le sorrideva in modo così amabile da dietro il bancone della caffetteria sotto casa, sempre pronto a offrirsi per una chiacchierata! Era così carino e affascinante che in meno di un mese Giorgia aveva ceduto alla sua corte spietata, accettando i suoi inviti prima per scherzo, poi per piacere e infine con gioia, scoprendo di essersi lentamente innamorato di quel ragazzo così affabile e sorprendente. Stava facendo la stessa cosa: stava di nuovo cadendo tra le braccia dell'ennesimo Casanova che pensava di poterla conquistare con qualche sorriso e un paio di commenti su colori e vestiti. Sbattendo il catalogo sul tavolo, si guardò intorno sbuffando. Quella doveva essere la sua settimana di relax, dove pensare solo ed esclusivamente a sé stessa... e invece era di nuovo invischiata in capogiri, sorrisini e strette allo stomaco. Non esisteva. No e poi no. Come richiamato dai suoi pensieri, Tommaso le comparve davanti. - Devo andare. Ti lascio i quadri, così li puoi guardare con calma nel pomeriggio. - Disse. - Potremmo parlarne, prima di fare la scelta definitiva? Ho qualche idea da proporti. - - Certamente. - Disse Giorgia col tono più professionale che le riuscì. - Le mie giornate sono molto impegnate, e credo anche le tue. Che ne dici di stasera a cena? - Giorgia sbatté le ciglia, costringendosi a rimanere presente a sé stessa. - No, non posso. - - Oh, peccato. Domani a colazione? Andiamo qui vicino, offro io. - Disse Tommaso con un sorriso suadente. - Va... va bene. - Disse Giorgia. - Stupendo. Ci vediamo al Bar del Centro domattina, otto precise. - Quando Tommaso scomparve dalla sua visuale, Giorgia dovette ripetersi decine di volte che quello che le aveva lanciato non era un occhiolino, ma un normalissimo cenno di saluto.
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